Pagina revisionata il 31/072024
Nella pagina sono presenti contenuti che riguardano anche i comuni di Castiglione Olona, Castelnuovo Bozzente, Mozzate, Locate Varesino e Venegono
Tradate
L’origine del toponimo Tradate, Tradaa in dialetto, deriverebbe dal latino Trans sinonimo di Oltre, che probabilmente faceva riferimento al sito che si incontrava dopo aver oltrepassato gli acquitrini alimentati dal torrente Bozzente che dovevano attraversare i viaggiatori che provenivano da Milano, con il prefisso “cis” sinonimo di prima che troviamo nel toponimo Cislago, sinonimo di “Prima del Lago”, che incontra chi arriva da Milano.
Ma non si può escludere che indicasse un luogo tra due villaggi, come sembrano indicare le due vigne nello stemma, oppure possiamo considerare l’italico antico “Contrada”, sinonimo di strada lastricata, da cui anche il significato di quartiere, non a caso la strada principale di Tradate è ancora lastricata, senza dimenticare l’affinità con l’inglese “trade”, di antica origine indoeuropea sinonimo di mercato, o anche di passaggio.
Del toponimo della sua popolosa frazione Abbiate Guazzone, si può dire che il primo nome sarebbe una corruzione del celtico Alba sinonimo di alto, mentre Guazzone deriverebbe da sguazzare camminare nell’acqua, con riferimento allo storico acquitrino alimentato dal torrente Bozzente, prima che fosse regimentato e deviato a ovest dei villaggi attraversati dalla strada Saronno Varese; quindi Abbiate indicava un’altura sopra a un acquitrino.
A Tradate trovo molto interessante il territorio chiamato Brugheraccia-Cerrine, un vasto altipiano che divide il lato est della valle Olona dalle alture del Comasco, ancora oggi semideserto.
Un territorio che prenderebbe il nome da un’antica foresta di cerri, ma la presenza della via Col di Lana, un rettilineo che seguendo una direzione in diagonale rispetto agli altri assi stradali, parte dal cimitero di Lonate Ceppino, incrocia la provinciale n°2 in modo non ortogonale, caratteristica delle strade pre romane, per poi perdersi nella Brughiera delle Cerrine, nei pressi. dell’antica chiesa dedicata a san Bernardo XVII secolo, m’induce a una riflessione sulle tradizioni romane.
Infatti il toponimo Cerrine si può confondere con “Cerelle”, le figlie di Cerere, la divinità romana dell’agricoltura, mentre la via Col di Lana, è un toponimo che richiama la tradizione celtica delle collinette artificiali (Mota Rusa) o massi erratici adibiti ad omphalos nei centri spirituali.
Quindi la frazione di san Bernardo, dove oltre all’omonima chiesa sorge anche una cappella dedicata alla Madonna Addolorata, sembra essere stato un centro di culto ariano, che tramite la via Col Di lana si collegava con un luogo di culto romano dove si celebravano riti in onore di Proserpina (la Primavera), una delle Cerelle, moglie di Pluto il dio del regno dei morti, da dove la divinità ritornava per portare tra i vivi la primavera e la bella stagione.
Quindi la via Col Di lana oltre a farmi ipotizzare che il cimitero di Lonate Ceppino fosse già un luogo di sepoltura in epoca romana, simboleggiava il cammino che Proserpina percorreva provenendo dal regno dei morti per rendere fertili i campi.
Secondo la tradizione, al termine del percorso c’era un’altura artificiale sovrastata da un’ara, sulla quale veniva sacrificata una scrofa gravida in onore della dea.
In genere come da tradizione celtica veniva utilizzata una femmina di cinghiale semilanuto, la cui caratteristica era proprio la lanosità del collo, la quale prima di essere sacrificata doveva compiere il percorso che partiva dal regno dei morti e arrivava all’altare, da ciò il toponimo Via Col Di lana.
In oltre considerando che la località Barlam posta nel territorio di Cairate, dove una ripida salita permette di raggiungere le Cerrine, partendo dal fondovalle, è in asse con il decumano oggi sostituito dalla provinciale n°12, che arriva da Cassano Magnago, pertanto suppongo che anticamente la Brugheraccia era attraversata da una strada romana oggi scomparsa, ma che può essere identificata con un lungo sentiero campestre rettilineo, composto dalle Vie: delle Poiane, dei Castagni, e dei Colombini, la quale si inserisce nel reticolo stradale urbano di Tradate, per poi proseguire con: le vie Gorizia, Crestani, Mazzini Drago Maria, la quale costeggia la prima cerchia di mura antiche, che fortificavano la collina, per poi salire verso il culmine della collina seguendo i vicoli Mascagni e Frescobaldi, dove è posta la chiesa dei SS. Nazaro e Celso un luogo di culto di origine longobarda,
Di fianco alla chiesa inizia vicolo del Torrino, un vicolo stretto che costeggia una seconda cerchia di mura che fortificavano la collina, pertanto si può ritenere che già in epoca pre romana il luogo fosse il principale punto di riferimento di tutto il territorio delle Cerrine.
Infatti non a caso, via Mazzini dopo aver compiuto un tornante, prende il nome di via Bellini e incrocia il vicolo Frescobaldi dirigendosi a Castelnuovo Bozzente, e Mendrisio, il Ceresio e i valichi alpini, oppure attraverso Appiano Gentile a Como.
Ma la chiesa di San Bernardo si affaccia anche su un altro rettilineo campestre quasi impraticabile, chiamato via cascina Tuss (Tosse), si tratta di una strada che proviene da Carbonate che sembra voler evitare gli acquitrini alimentati dal Bozzente nel territorio di Abbiate Guazzone, ed infatti prima di incrociale la provinciale n° 2 per Lonato Ceppino, compie un’ampia curva non ortogonale alla provinciale e si dirige verso il centro storico di Tradate.
La chiesa di san Bernardo pur essendo stata costruita dalla famiglia Pusterla solo nel 1699, su una cappella pre esistente, m’induce a pensare che sul luogo si fossero insediati i frati cistercensi, i quali come è noto, abitualmente recuperavano i castri abbandonati dai romani durante le invasioni barbariche, e che quindi in origine la Mediolanum Bilitio (Bellinzona), passasse al margine delle Cerrine, dove oggi troviamo la strada della Tuss.
Del comune di Tradate fa parte anche la località di Ceppine, un toponimo che richiama il dio delle sorgenti Kephisus, una tradizione continuata anche nella vicina Lonate Ceppino, con la cascina Ceppine, situata nei paraggi.
Le tradizioni religiose del quartiere vedono la storica presenza del culto di san Anna.
Ceppine è situata nei pressi del ciglio orientale della valle Olona di fronte a Castel Seprio, al termine della ripida salita che risale da Torba, quindi dobbiamo considerare certa l’antica presenza di una fortificazione molto importante che con Castel Seprio doveva contrastare i tentativi di penetrazione del nemico attraverso la valle Olona.
Castiglione Olona
Oltrepassato Tradate in direzione Varese, si arriva a Castiglione Olona, situata nei pressi di un restringimento della valle Olona, era sicuramente una roccaforte degli insubri.
Ma il nome romano “Castrum Stiliconis”, ci porta a “Flavius Stilicho”, noto come Stilicone generale romano di origine barbara, reggente dell’impero per conto del figlio di Teodosio, Onorio, il quale nel 408 d.C., lo fece decapitare.
É difficile collegare questo personaggio con Castiglione Olona, ma resta il fatto che anche se giustiziato a Ravenna la condanna venne emessa a Pavia, mentre nella basilica di san Ambrogio a Milano è presente un sarcofago paleocristiano chiamato sarcofago di Stilicone, quindi è da ritenere che il personaggio fosse collegato al nostro territorio, forse anche solo per la fondazione del Castro, in quanto il sito era fondamentale nella lotta contro le invasioni dei reti, (celti che avevano rifiutato la romanizzazione rifugiandosi sulle Alpi, i quali alla bisogna compivano razzie nel territorio prealpino) compito nel quale era impegnato Stilicone.
Il leone presente nel gonfalone della località, e nello stemma dei Castiglioni è un fregio che contraddistingue i nobili franchi, che per conto di Carlo Magno fecero parte del corpo di guardia che protesse papa Leone III, il quale essendo stato imposto da Carlo Magno era inviso al clero e ai nobili romani, che a causa del quale avevano perso molti privilegi, tanto che nel 799 d.C., compirono un attentato che andò fallito.
Venegono
Sull’altipiano Comasco a est di Tradate, dove l’antico sentiero preromano proveniente da Castelseprio, che attraversa la pineta, si divide in due direzioni: Como e Mendrisio, ci sono Venegono Superiore e Venegono Inferiore, due italianizzazioni del dialettale Venegoo, la cui denominazione comune si accosta al nome della tribù dei Veniconi (Venicoo), popolo sconosciuto della Scozia, di provabile origine ligure, probabilmente migrato con i cozi e i danai, un'altra ipotesi potrebbe essere la tribù dei vedianzi, proveniente dalla val di Var, i quali si opposero ferocemente ai massalioti (greci focesi fondatori di Marsiglia ), che intendevano espandere la loro influenza, fondando nella terra dei vedianzi quella città che poi avrebbero chiamato Nizza, in onore di “Nike”, un appellativo dedicato ad “Athena Portatrice di Vittoria”.
Sconfitti anche per l’aiuto offerto dai galli ai massalioti, i vedianzi potrebbero essersi ritirati nel territorio insubre.
Nelle due località l’unica traccia della presenza dei liguri è l’esistenza della frazione “Pianasca”, “piana nascosta”, quindi un luogo di culto, da segnalare anche Pian Bosco, forse un bosco sacro, ma non trovo elementi per fare supposizioni sull’origine del toponimo.
Invece il toponimo Venegono è associabile anche al teonimo “Vindonnus”, una divinità solare associata dai latini ad Apollo, Vindonnus del quale esisteva un tempio in Borgogna, sarebbe la forma latina del celtico “Windo” sinonimo di splendente o bianco, dal quale deriverebbe anche l’etnonimo “Veneti”, i Bianchi, e il toponimo Vienna, “Windobona”, sinonimo di città bianca.
In particolare, il luogo dove sorge il castello di Venegono Superiore, oltre ad essere un sito adatto a un insediamento fortificato, è complementare al culto di Vindonnus, dio del sole e della guarigione, in quanto il posto oltre ad essere chiamato “Belvedere”, luogo di adorazione del sole che sorge, come nel tempio di Châtillon-sur-Senne, è situato presso a una sorgente con relativa chiesa sacra a Santa Maria alla Fontana, le cui acque, nella tradizione celtica avevano proprietà curative degli occhi.
Come adoratori di Vindonnus vengono indicati anche i lingoni.
Castelnuovo Bozzente
Castelnuovo Bozzente è situato su un’altura da dove domina il sentiero che porta a Mendrisio, il quale fiancheggia il vallone dove scorre il torrente Bozzente, che dà il nome anche il toponimo indica chiaramente che il luogo era fortificato e provabilmente già ai tempi dei liguri, mentre nel sottostante territorio di Beregazzo con Figliaro abbiamo due toponimi antichi come “Pasquèe” del quale ne abbiamo già parlato, e il ligure “Montech”, il cui suffisso “Mon” potrebbe derivare dal greco “mònos”, sinonimo di: “solo”, oppure da “monakòs”, sinonimo di “monaco”, mentre il suffisso “tech” mi fa pensare a “steccato”, quindi un luogo sacro recintato da confrontare anche con il greco “théke”, sinonimo di: “recipiente, ripostiglio”, quindi un luogo sacro recintato, ma Montech potrebbe essere riassunto in un unico aggettivo come il greco “monachè”, sinonimo di: “monaca”, quindi una Cassandra dei liguri, la quale si aggirava tra le querce emettendo oracoli.
Anche il toponimo Beregazzo parla ligure, infatti il prefisso “Ber” è un riferimento a una sorgente sacra, mentre “gazzo” andrebbe comparato con il greco “gaza”, sinonimo di “moneta”, portata avanti dal latino nella forma di “tesoro”, quindi Beregazzo sinonimo di: “sorgente sacra dov’era nascosto il tesoro di una tribù ligure.
In proposito, voglio citare un documento del 1346, secondo il quale, tra gli statuti delle strade e delle acque della Pieve di Appiano, il “locho di Baragazio” e il “locho di Fitilario” vengono indicati, tra le località incaricate della manutenzione della strada da “Bolà”, quindi possiamo supporre che secondo le tradizioni liguri, nel sito esisteva ancora una sorgente che alimentava un laghetto, che ancora nel Medio Evo era chiamato Bolà.
A monte di Beregazzo, abbarbicato sulla cima di una collina c’è Binago, anche se nel paese non ci sono tracce di insediamenti celti, la forma dialettale del toponimo “Binach”, tradisce chiaramente l’origine ligure che indica la presenza di due laghetti ai piedi della collina.
Da citare anche il principale affluente del Bozzente: “Artiga”, allora forse considerato il principale responsabile delle inondazioni del Bozzente e quindi la gente credeva che fosse dominato dalla matrona “Artios”, “l’orsa che domina l’alluvione e la frana”.
Mozzate
Che il territorio a monte di Cislago fosse un lago o una palude, sembra essere confermato dalla totale assenza di ritrovamenti archeologi e toponimi precedenti all’epoca romana, nei comuni di Mozzate, e Carbonate, i quali erano posti a monte di Cislago in particolare il toponimo Mozzate, “Muzà”, o “Mozà”, in dialetto, potrebbe far riferimento alla strada Novaria Comum che da Malpensa attraverso Fagnano Olona, collegava il Verbano e Novaria con il Comasco e Mendrisio, la quale, a causa delle paludi alimentate dal Bozzente e dai torrenti che scendevano dall’altipiano, ricoprivano di acqua il territorio rendendo difficile il transito ai piedi dell’altipiano comasco quindi il toponimo Mozzate poteva indicare una strada interrotta.
Ma il territorio era interessato anche dal passaggio dell’antica via “Varesina”, che partendo da Milano Porta “Jovia”, raggiungeva Luganum passando per Salomnum e Varisium, la quale però transitava all’interno della valle Olona, mentre l’attuale percorso è stato realizzato solo dopo la deviazione del Bozzente.
Locate Varesino
Prima di arrivare a Tradate si incontra il comune di Locate Varesino l’origine del toponimo sarebbe il celtico “Luco”, sinonimo di: “Luogo Sacro”, e non a caso, una strada che s’inoltra nel folto del “Bosco Rugareto”, in direzione di Gorla Maggiore è chiamata Via della Madonnetta, quindi si può pensare che al centro del Bosco Rugareto ci fosse un santuario dei celti o dei liguri.
Va considerato anche il fatto che essendo collocata lungo il vecchio corso del Bozzente, il toponimo Locate potrebbe essere originato dal ligure “lak” sinonimo di. “lago”.
Via della Madonnetta si perde nei boschi nei pressi del confine con i comuni di Gorla Maggiore e Carbonate nel quale a un centinaio di metri o poco più da via Madonnetta, c’è una chiesa del 1500 dove si venerava San Giovanni Battista all’abbondanza la presenza di una statua della Madonna e di un suo quadro posto sull’altare mi induce a pensare ad una antica adorazione della madre di Gesù, la supposizione che si tratta di un antico omphalos o Pasquèe sembra confermata anche da una strada chiamata Via Prati Pagani, che poco più a sud sembra collegare Locate Varesino, Gorla Maggiore, Carbonate e Mozzate in un unico punto posto al centro tra le quattro località, quindi un possibile Ager pubblico.
Certo, nella valle Olona il cognome Pagani è molto diffuso, ma sappiamo tutti che la maggior parte dei cognomi ha origine proprio dal luogo di provenienza delle persone.
Rino Sommaruga
Fonti Bibliografiche
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Noi Celti E Longobardi
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I Liguri E La Liguria
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I Druidi E I Loro Segreti
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Minoici E Micenei
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I Celti d’Italia
Venceslas Kruta M. Valerio Manfredi
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Karen Armstrong
Storia Della Provincia di Milano
Cesare Cantù
Storia Naturale
Plinio Il Vecchio
Storia Di Roma Dalla Sua Fondazione
Tito Livio
Le Storie
Polibio
Storie
Erodoto
Agricola
Tacito
Storia di Milano
Pietro Verri
De Bello Gallico
Giulio Cesare
De Bello Civili
Giulio Cesare
La Cultura di Golasecca Sole Luna e Stelle dei Primi Celti D’Italia
Adriano Gaspani
La Gente E Il Territorio di Cassano Magnago Nel Settecento
Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Tre Secoli Fa … A Cedrate
Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Antiche Testimonianze del Territorio Varesino
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Profilo Storico Di Gazzada Schianno
Egidio Gianazza
Olgiate Olona 1895-1943 Mezzo Secolo Della Nostra Vita
Natale Spagnoli
Gallarate Nella Storia e nella Tradizione
Luigi Aspesi
Sommario di Storia Bustese
L. Belotti, L. Caldiroli R. Rogora, S. Ferrario
Alle Origini di Varese e del Suo Territorio
Autori Vari
Somma Lombardo Da Borgo Antico a Città Moderna
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Vecchie Osterie Milanesi
Luigi Medici
Dizionario Etimologico
Vallardi
Enciclopedia
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Dizionario Etimologico
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Tratto da: “Gli Insubri a Cassano Magnago e nel Seprio” Copyright 2016 2021 Rino Sommaruga rinosommaruga@gmail.com