Pagina revisionata il 20/11/2023
Tarabara
(Albizzate)
Il toponimo Albizzate contenendo la radice “Albi” sinonimo indoeuropeo di “Alto”, sembra riferirsi all’altipiano, sul quale il paese giace al riparo dalle frequenti alluvioni dell’Arno, ma trovo interessante il nome di una sua frazione situata sul fondo valle, “Tarabara”, chiamata anche “Valdarno”, il suffisso celtico “bara” potrebbe indicare una “baraggia” (bosco), o forse con “tara” ad indicare la “scarsità”, un terreno sabbioso che permetteva solo la crescita di sterpaglie, ma la presenza di un antico mulino, mi fa pensare anche al soprannome di un mugnaio che usava una bilancia truccata.
Nonostante che Tarabara sia situata sulla riva dell’Arno, quindi soggetta alle frequenti inondazioni, esiste un santuario dedicato alla: “Purificazione di Maria”, pertanto possiamo supporre che in quel luogo i celti celebravano l'Imbolc, la loro cerimonia della purificazione.
Infatti il toponimo Tarabara potrebbe essere una corruzione oppure originato dal messapico "Tabaroas", il quale indicava la sacerdotessa che porgeva le offerte alla: "Madre Terra Damatira", poi divenuta "Demetra" per i greci e Cerere per gli italici.
I messapi erano un antico popolo pugliese di origine tessalica, appartenenti a una civiltà pastorale, culturalmente affine ai pelasgi e alla civiltà dei megaliti, i quali erano dediti al culto della Grande Dea Madre, quindi si può supporre che a Tarabara i liguri adorassero una divinità tessalica, e fossero anche loro originari di quella regione.
A mio parere, Il teonimo Damatira è composto dalla fusione due lemmi, il primo: "Dama" è un sinonimo di "Dea", mentre "Tira" sarebbe il sinonimo messapico di Thera, la grande madre dei minoici, quindi Damatira avrebbe il significato "Dea Terra).
Lo stesso si può dire di Demetra, il cui teonimo sarebbe la traduzione di Damatira dal greco primordiale al greco classico.
La città più importante dei messapi era Altamura, ai piedi della quale sorge ancora oggi Cassano Murge.
Un altro appellativo della dea era: "Demara", si tratta di nomi ricavati da incisioni risalenti al IV secolo a.C., ritrovate nella zona di Vieste, tra le quali spicca il nome della sacerdotessa "Vinana", un nome forse derivato dal teonimo "Windo" o "Windono", il sole, continuato ancora oggi con Viviana e Ivana.
Ma l'epigrafe "Agolzon Vinana Diva Damatira", mi pone qualche dubbio sul significato di "Tabaroas", infatti Agolzon, che gli epigrafisti non hanno ancora decifrato per la mancanza di altre citazioni simili, contiene la radice greca "àgein", sinonimo di condurre, mentre il suffisso "Zon", è affine al greco "zòne", vale a dire zona, ovvero il recinto sacro alla dea, ma potrebbe anche derivare direttamente da "zòion", sinonimo di animale, quindi agolzon indicava colei che conduce all'altare l'animale destinato al sacrificio, pertanto con ogni probabilità Tabaroas indicava l'altare sacro.
Infatti il prefisso di Tabaroas potrebbe essere originato dal greco "Tatos", sinonimo di steso o da uno dei suoi derivati, ma anche dalla stessa radice che ha originato il latino "tabula" (tavola), mentre il suffisso roas sarebbe un riferimento alla carne cotta o arrosto.
Da sottolineare il dialettale lombardo "rost", sinonimo di arrosto, una continuazione del gaelico (la lingua dei caucasici) "roist", e anche l'indoeuropeo antico "rost", sinonimo di fuoco o bruciare; quindi possiamo trarre la certezza che a Tarabara vi si trovava un altare sul quale si compivano sacrifici alla dea Damatira.
Per i cristiani il toponimo Tarabara aveva un significato funereo, in quanto nelle tradizioni pagane le divinità della fertilità morivano in autunno e resuscitavano in primavera, mentre nelle tradizioni greca e romana, a morire erano le figlie di Demetra e Cerere, Persefone e Proserpina, in quanto essendo spose di Ade e Pluto, in primavera vivevano nel mondo dei vivi, mentre in inverno tornavano dai mariti nel regno dei morti.
Da ciò i cristiani avrebbero mutato il nome dell'altare da Tabaroas in Tarabara, praticamente: la "Tavola della Morta", lo stesso concetto che i musulmani hanno del crocefisso.
Il teonimo Proserpina ha originato l'aggettivo lombardo "Pròosa", il quale indica un rettangolo di terra somigliante a un tumulo funerario, dove il germogliare dei semi simboleggiava il ritorno di Proserpina tra i vivi, e realizzava ancora una volta il mistero della rigenerazione della terra, (Misteri Eleusini).
Un mistero che in epoca romana certamente si celebrava a Tarabara, era il "Caereris Mundus", un rito in onore di Pluto e della moglie Proserpina, la Primavera, figlia di Cerere e per questo chiamata affettuosamente Cerella.
Il rito prevedeva che alla fine del raccolto, si aprisse la fossa sacra, che collegava il mondo dei vivi con quello dei morti, allo scopo di permettere alla Cerella di ritornare dal marito Pluto, il dio del regno dei morti, al quale tramite la buca venivano inviate anche delle offerte di ringraziamento.
L’esistenza di questo rito mi fa supporre che ne esistesse un altro (non attestato) per favorire il ritorno di Proserpina nel mondo dei vivi.
Infatti a Tarabara va segnalata l’esistenza della via delle Cerelle, le figlie di Cerere, delle quali ci è stato tramandato solo il nome di Proserpina.
Con ogni probabilità si trattava di un sentiero sacro che simboleggiava il passaggio di Proserpina tra la natura fino al raggiungimento della sacra buca del suo ritorno nel regno dei morti.
Ad Albizzate c’è da segnalare anche una località “Mirasole”, ovviamente situata sull’altipiano, e orientata verso est, dove l’altipiano orientale (Morazzone) fa da linea d’orizzonte da dove sorge il sole, e attraverso gli opportuni punti di riferimento i sacerdoti potevano stabilire il passare delle stagioni.
Rino Sommaruga
Fonti Bibliografiche
L'Indoeuropeo lingue popoli e Culture Andrè Martinet
Noi Celti E Longobardi Gualtiero Ciola
I Celti E Milano Marco F. Barozzi
Imperatrix Edgarda Ferri
I Liguri E La Liguria B. Maria Giannattasio
I Celti Roberto Corbella
La Dea Bianca Robert Graves
I Druidi E I Loro segreti Morgan Brooks
Minoici E Micenei Leonard R. Palmer
I Celti d’Italia Venceslas Kruta M. Valerio Manfredi
Gerusalemme Karen Armstrong
Il Segreto dei Pitti Roberto D’Amico
Storia Della Provincia di Milano Cesare Cantù
Storia Naturale Plinio Il Vecchio
Storia Di Roma Dalla Sua Fondazione Tito Livio
Le Storie Polibio
Storie Erodoto
Agricola Tacito
Storia di Milano Pietro Verri
De Bello Gallico Giulio Cesare
De Bello Civili Giulio Cesare
La Cultura di Golasecca Sole Luna e Stelle dei Primi Celti D’Italia Adriano Gaspani
La Gente E Il Territorio di Cassano Magnago Nel Settecento Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Tre Secoli Fa … A Cedrate Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Antiche Testimonianze del Territorio Varesino Daria G. Banchieri
Profilo Storico Di Gazzada Schianno Egidio Gianazza
Olgiate Olona 1895-1943 Mezzo Secolo Della Nostra Vita Natale Spagnoli
Gallarate Nella Storia e nella Tradizione Luigi Aspesi
Sommario di Storia Bustese L. Belotti, L. Caldiroli R. Rogora, S. Ferrario
Alle Origini di Varese e del Suo Territorio Autori Vari
Somma Lombardo Da Borgo Antico a Città Moderna A. Rossi
Vecchie Osterie Milanesi Luigi Medici
Dizionario Etimologico Vallardi
Enciclopedia Treccani
Enciclopedia Wikipedia
Dizionario Etimologico Etimo.it
Tratto da: “Gli Insubri a Cassano Magnago e nel Seprio”,
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