Pagina aggiornata il 24/07/2024
Nella pagina sono presenti contenuti che riguardano anche i comuni di Caronno Pertusella, Cislago, Gerenzano, Origgio Solaro e Turate
Saronno
Il nome di Saronno, sarebbe originato da “Saronico” che Plinio il Vecchio indica come uno dei nomi greci della quercia, da cui il nome antico del golfo di Saronico (Egina), luogo ricco di querceti.
I toponimi del Saronnese a conferma dell’antica abbondanza di querceti nel territorio, fanno tutti riferimento ai nomi antichi della quercia, come Rovellasca per esempio dove il prefisso sembra indicare il rovere, robur in latino, la quercia sacra per eccellenza, quindi un toponimo di origine romana, mentre il suffisso è al femminile, ma con lo stesso significato di nascosto, quindi possiamo pensare a un bosco sacro o a un rovere sacro nascosto nei boschi, per sfuggire alla Santa Inquisizione, anche Rovello Porro indica un Passaggio tra i roveri, dal greco “Phoròs”, sinonimo di passaggio, Ceriano e Cerro Maggiore, il cui nome, secondo Cesare Cantù “Storia di Milano e Provincia”, deriva dalla foresta “Cerrina” che anticamente si estendeva tutt’intorno, da ricordare la frazione “Cantalupo”, a Cerro Maggiore luogo dove si adorava la dea lunare Diana.
Caronno Pertusella, ha origine da “Caer” sinonimo di “luogo sassoso” e, “Perku”, nome ligure della quercia, ma forse la quercia era sacra al dio del cielo Caellus, una divinità considerata tra le più antiche.
Origgio
A Origgio si conserva il toponimo Udrigium, il quale fa riferimento a una via esterna al centro storico, e che sarebbe il nome primitivo della località, che alcuni hanno tradotto in “Bosco Odoroso”, traduzione sostenuta dalla presenza storica di un bosco oggi chiamato “Parco dei Mughetti”, un fiore velenoso ma molto profumato.
Nel Medio Evo la località viene citata con vari nomi, come: “Udulucto”, “Oleoductus”, “Uguludum”, ed infine “Udrigium”, mentre in dialetto locale era chiamata “Uricc”, sinonimo di “Urecc”, da cui l’italiano “orecchie”, quindi ascoltare le orazioni dei sacerdoti, in questo bisogna considerare la via Cantalupo che conduce all’omonima località posta nelle vicinanze, dove in epoca romana si celebravano riti in onore di Diana, la figlia della Lupa i quali consistevano appunto in canti, quindi Udrigium come sinonimo celtico di udire le odi che provenivano dal vicino centro spirituale, o tempio romano.
Da considerare anche il prefisso “Ole”, che mi fa pensare al fiume Olona, mentre “Udri” di Udrigium”, mi porta al messapico “Odra” sinonimo di acqua da cui il greco “ydra”, Odra (Oder in tedesco) è il nome polacco di un fiume che segna il confine con la Germania, le cui sorgenti sono in Moravia, quindi mi sembra opportuno considerare che il territorio di Origgio è interessato dallo spagliamento del torrente Bozzente e delle acque e del Lura che scende dall’altipiano comasco, pertanto il toponimo sarebbe dovuto alla palude che circondava il luogo.
Non si può nemmeno trascurare l’affinità etimologica tra il toponimo Origgio (Uricc) e la città di Ariccia, forse un toponimo portato nel nostro territorio dai romani, in ricordo del luogo di provenienza, il particolare il “Nemus Aricinum”, il bosco sacro a Diana.
Ma al toponimo si aggiunge anche il fatto che nello stemma di Ariccia è presente la “Madonna di Gallorum”, un retaggio del culto di Diana, in quanto il “Nemus Aricinum”, era il più importante luogo di culto della dea.
Il culto di Diana, come la città di Ariccia, è di origine pre romana ed è legato al culto della lupa che ha preceduto quello di Giove Cassio, infatti il toponimo “Gallorum”, è una forma latina che indicava un Oracolo dei Galli.
L’antica presenza di una famiglia romana è testimoniata dal vicolo Puppo, una stradina che transita alle spalle di un grande complesso edilizio, il quale con la sua forma a C e l’ampio cortile, fa pensare che ricalchi la pianta di una “Domus” principesca romana, in oltre, vicolo Puppo presenta una diramazione che raggiunge un altro complesso edilizio di natura più semplice, quindi possiamo supporre che si tratti della masseria, luogo deputato alla residenza dei servi e degli schiavi appartenuti alla gens Pupia, una delle famiglie romane più antiche, forse di origine etrusca o sabina, quindi particolarmente legata al territorio di Ariccia.
Di fronte a questo edificio transita la via Badia, un toponimo che richiama la presenza di un convento, infatti testimonianze storiche citano la presenza di un abate che aveva autorità sul luogo.
In oltre l’edificio principale si affaccia su un’ampia spianata nella quale sono presenti edifici di origine medioevale o settecentesca, tra i quali spicca il castello Borromeo, davanti alla cui torre termina l’antica strada dei Boschi, quindi possiamo supporre che tra gli arredi della domus c’era anche un grande parco.
La strada dei Boschi è un lungo rettilineo che si dirige verso Cerro Maggiore, attraversando quello che oggi è chiamato “Parco dei Mughetti”; sempre dalla strada dei Boschi si dirama un vicolo, all’inizio tortuoso, ma che all’uscita del villaggio antico diventa un lungo rettilineo, chiamato Via Cantalupo, il quale con ogni provabilità si dirigeva verso un luogo dove si celebravano le odi alla luna in quanto era considerata la manifestazione di Diana.
Sulla presenza della gens Pupia nel territorio, possiamo citare “L. Pupius”, legato del senato romano presso i liguri nel 154 a.C., ma la gens Pupia raggiunse il massimo splendore nel 238 d.C., quando Marco Clodio Pupieno Massimo fu eletto imperatore in condominio con Decio Celio Calvino Balbino, ma verrà ucciso dalla guardia pretoriana dopo meno di tre mesi di regno.
Documenti del IX secolo d.C., attestano l’appartenenza di Oleoductus al Monastero di san Ambrogio di Milano.
In base a quali vicende la proprietà del fondo sia passata da una nobile famiglia romana al Monastero di san Ambrogio, è difficile scoprirlo, ma dopo la morte di Pupieno Massimo, Milano diventa la capitale dell’impero, un evento che porterà nel milanese il meglio della nobiltà romana, con imperatori come Diocleziano, Massimiano, Costanzo Cloro, e Costantino, che poi trasferirà la capitale a Costantinopoli, quindi tra i possibili nuovi proprietari del fondo, possiamo anche ipotizzare la potente famiglia senatoria degli “Aureli”, alla quale apparteneva Sant’Ambrogio, che per iniziativa del quale, la villa potrebbe essere diventata un monastero, mentre l’attuale monastero di Sant’Ambrogio, sorgerà solo nel “789 d.C.”
Ma con ogni provabilità non si trattava dei beni appartenenti alla famiglia Pupio, ma di un Ager pubblico che proprio in concomitanza con la fondazione del monastero di Sant’Ambrogio, re Liutprando donò agli istituti religiosi, privando così gli ariani non convertiti di una fonte di sostentamento.
A Origgio bisogna citare anche la chiesa di San Giorgio, la quale sarebbe sorta in epoca longobarda, da qui l’utilizzo del nome di un santo guerriero per convertire i cultori di tradizioni vediche, tradizioni che sembrano continuate anche dal giovane cerro piantato davanti alla facciata della chiesa.
Uboldo
In mancanza di indizi, devo supporre che Uboldo, ufficialmente fondata nel 900 d.C., deve il suo nome al germanico “Hugibald”, sinonimo di “Saggio e Ardito”, “Ubaldo”, in italiano, oppure dal latino “ubertas”, sinonimo di “ubertoso, fertilità, abbondanza.
Gerenzano, Gerenzàn o Gerenzàa, come mi sembra più corretto, deve il suo nome a un luogo sacro dal greco “hieros” = “sacro”, poi divenuto “gesa” in dialetto, un’ipotesi che sembra confermata dalla frazione “Fagnana”, dal latino “fanum” = “tempio.
Solaro è un toponimo che indica una città del sole e la frazione “Mombello” indica proprio un luogo sacro a “Bel”. Di fianco al santuario della Madonna della Pianta passa la strada provinciale n 21 che in pratica ha sostituito l’antica via dedicata al santuario; la provinciale conduce a Cislago passando davanti alla Cascina Visconta o Viscontina, di fianco alla quale esiste una chiesa consacrata alla “Nostra Signora del Sacro Cuore” si tratta di un edificio del XX secolo, quindi è difficile parlare di sovrapposizione del culto, ma il ritratto della Madonna col Bambino, posto sulla facciata sopra il portale d’ingresso mi fa pensare all’ipotesi che l’attuale chiesa sia stata preceduta da un antica cappella e da un luogo sacro alla Dea Madre dei celti.
Cislago
Il toponimo Cislago invece è chiaramente di origine romana e ligure, in quanto il dialettale “Cislag”, sarebbe composto dal romano “cis”, sinonimo di “prima” e dal ligure “lak” sinonimo di lago, questo fa supporre, com’era prevedibile, che anche ai piedi dell’altipiano comasco, la terra era ricoperta d’acqua.
L’ipotesi del lago è sostenuta anche dal nome del fiume “Bozzente”, un fiume che in passato aveva una portata d’acqua costante, anche nei periodi di siccità, e che anticamente scorreva ai piedi dell’altipiano comasco in direzione di Milano; il nome Bozzente è originato dal ligure “Boza”, sinonimo di “stagno”, e probabilmente sta a indicare un fiume che ha la tendenza ad allagare il territorio, formando numerose “bozze”, infatti proprio per questo, nel 1600 fu canalizzato su un percorso verso il centro del Bosco Rugareto, allontanandolo così dai centri abitati, facendolo poi confluire nell’Olona nei pressi di Rho, non prima di aver irrigato i terreni che attraversava.
Il castello di Cislago essendo situato al margine della strada statale che da Milano conduce a Varese sarebbe la continuazione di un presidio romano preposto, come la Villa di Cassano Magnago, a prevenire il brigantaggio, come sembra essere confermato anche dalla vicina Turate, “Tűrà”, in dialetto da cui abbiamo torre e quindi il dialettale “Tur”.
Turate
L'esistenza di una località omonima, chiamata "Turano", "Turàn" in dialetto, situata in provincia di Lodi, mi fa ipotizzare anche un’origine del toponimo Turate, dal nome della dea dell'amore etrusca "Turan", (La Signora).
Ciò sarebbe confermato anche dal fiume Turano un affluente del Velino, in Abruzzo, ma soprattutto dal fiume Tura il quale sorge negli Urali centrali e scorre nella Siberia Occidentale, terra di provenienza dei galli e delle popolazioni kurgan, che in quattro ondate a partire dal IV millennio a. C fino alla fine del II, ha visto le popolazioni indoeuropee appartenenti al ceppo genetico maschile R1a, invadere L’Asia e il bacino del Volga, partendo dalla Siberia (cultura di Samara) per giungere in Europa con la IV ondata, della quale facevano parte quelli che i greci e i romani chiamarono galli.
A Turate parlano le sue frazioni, come Mombello, un sito campestre, il quale deve la sua distinzione sicuramente alla presenza di un luogo sacro al sole, forse un masso erratico, poi distrutto in epoca medioevale in spregio e per ricavare pietre da costruzione.
All’estremità di Turate opposta al Mombello c’è la frazione Fagnana, un chiaro riferimento a un Faggeto sacro, quindi si tratta di un antico insediamento romano, poi troviamo un triangolo di cascine, al cui vertice Nord troviamo Cascina Piatti, raggiungibile dalla cascina Mascazza per la via omonima e dalla Cascina Santa Maria in Campagna per mezzo di una strada che porta il nome della Madonna.Se non fosse per la Mascazza e Santa Maria in Campagna, Cascina Piatti sarebbe un toponimo comunissimo riconducibile agli antichi proprietari, ma Mascazza è l’italianizzazione del dialettale “Mascascia”, un dispregiativo del latino medioevale “Masca”, sinonimo di strega, quindi dobbiamo supporre che il luogo era sacro a una divinità pagana, poi indicata come strega dai cristiani, mentre Il Santuario di Santa Maria in Campagna sarebbe stato costruito sul sito di due precedenti chiesette, sacre a Santa Maria e a San Maurizio, pertanto possiamo supporre che si trattava della sovrapposizione cristiana su siti di culto vedici, sacri a divinità come Rhetia Phora protettrice dei passaggi e Mogetius, o Toutatis due divinità della guerra, che i romani paragonavano a Marte, come dimostrano alcune lapidi ritrovate in Francia, a Bourges e Orleans, e a Seckau in Austria, sulle quali il nome di Marte è associato a Mogetius e Toutatis.
Quindi Piatti potrebbe essere messo in relazione al latino “Plauto”, sinonimo di piatto, che poteva essere anche un epiteto rivolto a Plutone, il dio dei morti.
Tutto ciò conferma l’origine di Turate come centro di passaggio fortificato, il quale controllava tutto il territorio circostante e garantiva la sicurezza sulla via che da Milano portava a Varese, offrendo anche la protezione divina delle divinità dei passaggi e dei guerrieri.
Rino Sommaruga
Fonti Bibliografiche
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I Druidi E I Loro Segreti
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Minoici E Micenei
Leonard R. Palmer
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Venceslas Kruta M. Valerio Manfredi
Gerusalemme
Karen Armstrong
Storia Della Provincia di Milano
Cesare Cantù
Storia Naturale
Plinio Il Vecchio
Storia Di Roma Dalla Sua Fondazione
Tito Livio
Le Storie
Polibio
Storie
Erodoto
Agricola
Tacito
Storia di Milano
Pietro Verri
De Bello Gallico
Giulio Cesare
De Bello Civili
Giulio Cesare
La Cultura di Golasecca Sole Luna e Stelle dei Primi Celti D’Italia
Adriano Gaspani
La Gente E Il Territorio di Cassano Magnago Nel Settecento
Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Tre Secoli Fa … A Cedrate
Giuseppe Fimmanò Alberto P. Guenzani
Antiche Testimonianze del Territorio Varesino
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Profilo Storico Di Gazzada Schianno
Egidio Gianazza
Olgiate Olona 1895-1943 Mezzo Secolo Della Nostra Vita
Natale Spagnoli
Gallarate Nella Storia e nella Tradizione
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Sommario di Storia Bustese
L. Belotti, L. Caldiroli R. Rogora, S. Ferrario
Alle Origini di Varese e del Suo Territorio
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Tratto da: “Gli Insubri a Cassano Magnago e nel Seprio”
Rino Sommaruga 2016
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