Pagina revisionata il 13/06/2024
Legnano
La Legnano moderna sorge al posto di una palude che in origine ricopriva tutta l’area oggi abitata, infatti le uniche tracce del passato preistorico, sono state ritrovate nel rione di Legnarello, il quale è situato in una posizione più elevata rispetto al resto della città, quindi l’origine del toponimo sarebbe legata a un sentiero più alto della palude, il quale in epoca romana era protetto dagli spiriti maligni che la infestavano, da un tempio sacro. a Giano,
Forse proprio la striscia di terra dove sorge Legnarello era uno stretto passaggio tra la palude e il ciglio della valle, ipotesi avvalorata anche dalle origini del nome di Lignano Sabbiadoro, la quale in epoca romana era un’isoletta nella laguna, raggiungibile solo percorrendo una sottile striscia di terra, dove non potevano transitare i carri, quindi per l’origine dei toponimi delle due località, si potrebbe pensare al latino “Lineamentum”, sinonimo di: “linea” o “, contorno”, ma anche più semplicemente “Linea di Giano”, vale a dire un passaggio protetto da Giano.
Lo stesso possiamo pensare di Legnago, dove è presumibile l’antica esistenza di un guado, mentre oggi possiamo notare la presenza di un’isola lunga e stretta che divide in due l’Adige.
La Legnano di epoca romana si è sviluppata attorno all’attuale piazza san Magno dove sorge la chiesa più importante della città, sacra all’omonimo santo, la quale fu costruita nel XVI secolo, sui resti di un antica chiesa longobarda , sacra a Gesù Salvatore, ma pare che vi fosse venerato anche san Magno, pertanto considerando che magno o magus era un vezzeggiativo riservato alla loro massima divinità, con il significato di sacro o grande, suppongo che la piazza san Magno in origine era un luogo di culto degli ariani, i quali durante il processo di conversione assimilarono “Lug” a un santo inesistente.
Da confrontare anche con il ticinese passo del Lucomagno il quale contiene la radice celtica “luco”, sinonimo di bosco sacro “lucus”, in latino. mentre magno era un vezzeggiativo facente riferimento alla massima divinità.
Provabilmente Magnus rimase come toponimo del luogo, e con l’italianizzazione della lingua divenne Magno, per poi essere confuso con il nome del santo Arcivescovo di Milano deceduto nel VI secolo ma dell’esistenza del quale esistono tracce molto incerte.
A conferma di ciò possiamo considerare lo stemma della città, il quale è quello della famiglia “Oldrati”, che divenne “Legnani”, quando acquisì la signoria di Legnano, il che ci permette di collocare alcuni tasselli delle vicende relative al periodo pre cristiano.
Infatti lo stemma degli Oldrati è blasonato: “Di rosso spaccato d’argento con un leone d’oro ambulante verso il capo, ed un albero disseccato di rosso verso la punta dello scudo”, si tratta di un chiaro riferimento a papa “Leone III” salito al soglio pontificio nel 795 d.C., dopo che con l’aiuto di Carlo Magno riuscì ad estirpare definitivamente i culti degli alberi.
Infatti gli Oldrati erano feudatari di Carlo Magno, ed il personaggio più illustre della famiglia fu “Pietro I”, il quale divenne Arcivescovo di Milano nel 784 d.C., con il beneplacito di Carlo Magno e della moglie Liutgarda, la quale lo omaggiò con una scodella d’argento e delle stoffe finemente ricamate; quindi gli Oldrati erano sicuramente dei nobili franchi che godevano della grande amicizia e fiducia di Carlo Magno, tanto che nello stesso periodo la famiglia acquisì la signoria del Legnanese.
Quindi non si può escludere che l’esistenza di San Magno sia solo un mito per celebrare Carlo Magno.
Sul’origine dello stemma degli Oldrati esiste anche una leggenda molto indicativa, secondo la quale, in un’epoca imprecisata, in piazza san Magno di fronte alla chiesa, c’era un cerro plurisecolare, chiara testimonianza della primitiva presenza di un culto ariano, davanti al quale un contadino pregò san Magno di farlo diventare forte come quel cerro, il santo apparve ed esaudì il suo desiderio, trasformandolo in un leone, ma poi quando questi chiese di poter tornare uomo, il santo scomparì senza ascoltarlo, come fece Carlo Magno con Leone III, il quale voleva abbandonare il soglio pontificio per paura dei nobili romani.
Da ciò, già possiamo supporre che prima dell’arrivo dei franchi, in piazza san Magno si praticava il culto degli alberi, mentre nel contadino si può riconoscere l’umile prete di campagna, che diventa papa Leone III per volontà di Carlo Magno, il quale voleva un pontefice che accettasse il suo principio di separazione del potere temporale da quello spirituale.
Infatti Leone III fu eletto papa all’unanimità, il giorno stesso della sepoltura del suo predecessore Alessandro I, il quale si opponeva al riconoscimento della laicità dello stato.
Da aggiungere che dopo l’elezione di Leone III, Carlo Magno se ne tornò in Francia senza più incontrare il papa e rispondere alle sue richieste.
Che il leone presente nello stemma degli Oldrati rappresenti leone III, può essere confermato anche dal fatto che essendo un papa sottomesso all’imperatore, Leone III era esposto all’ostilità del clero e dei nobili romani, i quali vedevano ridotti i loro privilegi, tanto che il papa fu oggetto anche di un attentato, nel quale era coinvolto anche un nipote del papa precedente Adriano I, pertanto è da ritenere che alla sua sicurezza fosse predisposto un corpo di guardia composto da nobili franchi, ai quali venne riconosciuta l’effige del leone.
A Legnano trovo interessante la via Bellingera, un toponimo che contiene il nome di Bel, mentre la radice lingera potrebbe essere originato dal greco “hieròs” sinonimo di sacro, quindi faceva riferimento a un luogo dove si celebrava la festa di “Beltaine”, la via fa parte di un asse stradale situato al margine nord della città, che collega i due ciglioni della valle Olona.
Dello stesso asse stradale fanno parte anche le vie Montebello, che proviene da ovest e la via Gabinella, la quale scavalca il fiume Olona, e prosegue in direzione est.
Quindi il toponimo Gabinella sarebbe un antico riferimento ai gabbiani, ma potrebbe essere un diminutivo che nella tradizione romana trova svariati significati, infatti Gabi o Gabii in latino è il nome di una città rapidamente sottomessa dai romani e inglobata nel loro territorio, Gabi era collegata a Roma dalla via Gabina, alla quale in seguito si sovrappose la via Prenestina, a Gabi si estraeva la pietra gabina (lapis gabinus), e poi c’era il “cinto Gabinus”, un particolare modo di indossare la tunica durante le cerimonie militari religiose, cosa che farebbe pensare a una strada che conduceva in un luogo sacro a Marte.
Nel luogo dove la via Bellingera si congiunge con la via Montebello, sorge un’antica chiesetta sacra a San Martino, la quale sarebbe la ricostruzione avvenuta nel XV secolo di una chiesa longobarda sempre sacra al medesimo santo, così come testimonia Goffredo da Bussero nel suo “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”.
Dalla chiesa parte via San Martino, la quale attraversando in diagonale il reticolo stradale frutto della centuriazione romana, con direzione sud-est, sembra voler aggirare la preesistente palude, e potrebbe sembrare quella linea sacra a Giano.
Quindi possiamo supporre che all’incrocio tra la via Bellingera via Montebello e la via San Martino ci fosse il luogo di culto che gli ariani avevano consacrato a Bel, il quale poteva essere costituito da un masso erratico, com’era facile trovarli lungo le rive dell’Olona o da un’altura artificiale in argilla che gli ariani chiamavano Mota Rusa.
Ma poteva esserci anche un tempio romano sacro a Marte, poi sostituito secondo tradizione longobarda dal culto di un santo guerriero.
Nei pressi della chiesa si sarebbe svolta la Battaglia di Legnano,
A est di Legnano troviamo la località di Cerro Maggiore, la quale deve il suo nome alla foresta Cerrina, che fino al XIX secolo la circondava, quindi possiamo pensare alla presenza di un cerro sacro.
Di Cerro Maggiore fa parte anche la località di Cantalupo, un altro luogo sacro alla dea lunare.
A sud di Legnano, in ormai aperta pianura, troviamo Canegrate e San Giorgio su Legnano, due località che si dividono l’onore di essere erette sopra a una necropoli ligure precedente all’età del ferro, e una necropoli romana di età imperiale.
In particolare il nome antico di San Giorgio su Legnano, sarebbe “Sutera”, una voce dialettale sinonimo di seppellire, che indicava un luogo di sepoltura, l’attuale toponimo deriva dalla Cassina San Giorgio, attorno alla quale sarebbe poi sorto il villaggio.
San Giorgio uccisore del drago era un santo guerriero molto amato dai celti, in quanto lo identificavano con Lug, anche lui uccisore di draghi tanto che con la cristianizzazione degli ariani è diventato santo protettore dell’Inghilterra, quindi si può ipotizzare che anche in epoca romana il sito fosse abitato da gente appartenente alla cultura ariana.
Per il toponimo Canegrate “Canegrà”, in dialetto, si può considerare l’ipotesi già proposta di casa nera, in quanto la radice “negrà” porterebbe alla vite nera, una vite selvatica meglio conosciuta come “tamaro” dal greco “thàmnos”, sinonimo di cespuglio, quindi considerando che Tamaro è anche il nome di alcune montagne sacre a Giove, per “Ca”, “negrà”, si può pensare a un tempio sacro a Giove Cassio
Ancora più a sud, c’è il comune di Parabiago, il cui toponimo secondo i linguisti, come tutti i toponimi che finiscono in “ago”, sarebbe originato dal nome del proprietario del fondo, dopo aver verificato un lungo elenco di toponimi che finiscono in “ago” Giussago, Polinago, Capiago, Gorlago, Alpago, Maniago, ecc. ecc., trovo che le forme dialettali di questi toponimi finiscono tutte con il suffisso ligure “ach” e considerando che queste località sono tutte localizzate nei pressi di laghetti, trovo più appropriato il ligure “Lak, e Parabiago con il suo prefisso “Para”, continuazione del greco “parà”, sinonimo di: “presso” o “accanto”, è situata sulla riva destra dell’Olona, inoltre la particella “bi” è sinonimo di due, quindi abbiamo “accanto a due laghi” toponimo giustificato dalle esondazioni dell’Olona che sicuramente formavano degli stagni.
A prova di ciò, il territorio circostante presenta un leggero strato di humus, sicura traccia di alluvioni o brevi allagamenti, mentre sempre nel territorio contiguo posiamo trovare svariate cave, le quali si sono riempite di acqua, quindi testimoniano la presenza di risorgive, una presenza che a causa dell’assottigliamento dello strato sabbioso che ricopre la roccia sottostante, si accentua avvicinandosi a Milano.
A Parabiago è stata ritrovata una patera d’argento dal diametro di 40 cm datata IV secolo d.C., nella quale era raffigurata la dea Cibele, una Grande Madre di origine preistorica adorata dagli insubri e introdotta con il massimo degli onori nel pantheon romano durante la seconda guerra punica, allo scopo di ottenere il suo aiuto per sconfiggere Annibale, il quale era aiutato proprio dagli insubri.
Rino Sommaruga
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