Pagina revisionata e aggiornata il 07/02/2024

 

Il Lago Di Varese

 

Le rive del lago di Varese sono una cassaforte che ha conservato per almeno settemila anni le testimonianze della presenza umana nel nostro territorio, si tratta un argomento sul quale gente molto più competente del sottoscritto, ha già trattato ampiamente in centinaia di libri, quindi non potendo aggiungere niente a quanto è già stato detto, limito la mia ricerca sull'origine etimologica dei toponimi.

            La prima località ed anche la più importante con l’isola Virginia, per via dei ritrovamenti archeologici avvenuti lungo la riva del lago, è Bodio Lomnago, la quale essendo situata davanti al punto più profondo del lago, mi fa pensare che il suo toponimo sia originato dal ligure "bodinco", sinonimo di "senza fondo".

Il toponimo Bodio si può collegare anche ai Bodiocassi e al lago di Costanza, il quale anticamente era chiamato “Bodanico”, “Bodensee” in germanico, mentre i romani lo chiamavano “Lacus Venetus”, in quanto secondo Plinio i bodiocassi erano originari della Normandia, Bayeux, dove coesistevano con una tribù di veneti.

I Bodiocassi sono nominati solo da Plinio Il Vecchio, mentre per gli altri storici si chiamerebbero “Baiocassi”, e sarebbero originari della Francia “Lugdunese” così chiamata perché i popoli che vi abitavano adoravano Lug, mentre i galli belgi e delle regioni francesi confinanti con il Belgio erano chiamati Norreni, ciò perche erano confusi con i germani ed adoravano divinità come “Dagda” e “Odino”.

            È possibile che Plinio il vecchio abbia confuso una tribù ligure con i galli, ma il fatto che entrambe le tribù fossero associate ai veneti mi sembra logico pensare che liguri e veneti appartenessero alla stessa stirpe di origine indoeuropea, penetrata in Europa dall’Italia attraverso la valle del Reno, il quale, è l’immissario del lago di Costanza.

            Comunque è evidente che bodinco non sia da mettere in relazione al preistorico Baiocassi o bodiocasses come li chiamava Plinio, mentre sull’origine del tribale non condivido nemmeno l’opinione dei linguisti, secondo i quali: baio indicava i capelli biondi, mentre cassi significava ricci.

            Premesso che nella preistoria con biondi si intendevano anche i capelli rossi, una caratteristica delle popolazioni, persiane come i danai, che hanno invaso l’Italia e l’Europa molto prima dei galli, lo stesso possiamo dire anche della radice cassio, la quale indica palesemente una divinità persiana: Cassio, per non parlare poi del nome persiano della quercia: Cassano-s, sacra a Cassio e a tutte le principali divinità vediche, come Varuna e Lug, quindi queste tribù adoravano una divinità della quercia che prima dell’invasione gallica poteva essere Varuna, figlio di Danu, la grande madre dei danai, e signore del cielo e delle acque come appunto il lago di Varese, poi sostituito dal Bue Indra, del quale a Varese gli era sacro il monte Monarco e la città fortificata di Induno, che controllava l’accesso in Valganna, mentre Cassio era il suo nome persiano.

            Anche la radice baio o boio sarebbe un sostantivo derivato dal nome del bue, l’animale totemico di Indra e Cassio 

            Bisogna anche considerare le due valli Bossa, la prima situata al confine di Bodio fa da riferimento a un immissario del lago mentre la seconda fa riferimento all’emissario chiamato Bardello, le quali anticamente si chiamavano Bodia, il cui nomi furono sostituiti dai feudatari appartenenti alla famiglia Bossi. 

            Quindi possiamo concludere che Bodio fosse il nome primitivo del lago probabilmente sacro al bue, ul Bö, come si pronuncia nella forma lombarda e primitiva.   

            Per ricostruire il toponimo Lomnago, si deve passare per il dialettale "Lomnag", quindi possiamo ipotizzare un ligure "Lomnach", con la radice ligure "lak", = "lago" a fare da suffisso, mentre la radice “lomn” potrebbe essere una corruzione del dialettale “long”, sinonimo di lungo, continuato anche nella lingua inglese moderna pertanto nella lingua dei liguri, "Lomnago", potrebbe significare: " lungo il lago”.

          “Bodinco”, potrebbe essere all’origine anche del nome di "Bobbiate”, “Bobià” in dialetto quartiere di Varese che si affaccia sul lago, proprio di fronte a Bodio.

Altro toponimo importante è  Cazzago Brabbia e l'omonima palude, il cui nome è il sinonimo del ligure “bracum", = "palude", mentre Cazzago sarebbe la continuazione del latino "Cassiciacum", già attestato per Cassago Brianza e Casciago, le quali si contendono il privilegio di aver ospitato sant’Agostino, prima della conversione al cristianesimo e per altre località, il cui nome è originato appunto dall'indoeuropeo "Cassano, quindi il significato celtico di Cazzago Brabbia sarebbe: "Quercia nella Palude.

La palude Brabbia mette in comunicazione il lago di Varese con quello di Comabbio, i quali un tempo costituivano con il lago di Biandronno un unico bacino lacustre, la separazione dei tre laghi è stata la naturale conseguenza dell’erosione dell’alveo del Bardello, l’emissario del lago che ha causato l’abbassamento del livello delle acque.

Il “lago di Biandronno”, oggi è una palude è separata dal lago di Varese da una sottile striscia di roccia, e non a caso il dialettale di Biandronno: “Biandròn” è formato dalla radice greca “andròn”, sinonimo di androne, quindi “passaggio”, che con il prefisso “Bi”, indica un passaggio tra i due laghi.

La palude di Biandronno è dominata da una collina sulla cima della quale è situato il paese di Bregano, un toponimo composto dal prefisso Bre, il quale indica un’altura o una collina, mentre la radice gano, indica un demanio pubblico, quindi possiamo affermare che Bregano indicava un’altura sulla quale era posto il capoluogo del territorio circostante, oppure si trattava di un colle sacro.

Infatti, osservando che si tratta di un’altura, possiamo considerare una forma primitiva del toponimo come “Briganus”, formato dal celtico “Brig”, sinonimo di collina o altura, e dal persiano-sumero “Gana” equivalente di demanio sacro.

Nella tradizione vedica la o il Gana era un territorio sacro a una divinità, per cui tutti dovevano partecipare alla sua coltivazione, mentre i frutti erano destinati al tempio, dove i sacerdoti provvedevano a ripartirli tra tutta la comunità.

Da citare anche la vicina Malgesso, in quanto il toponimo originale sarebbe "Malgelso", (Gelso Maledetto) dovuto alle tradizioni cristiane, i quali lo vedrebbero come l’albero della sfortuna perchè vi sarebbe caduto il diavolo.

Nell’antichità il gelso era l’albero della saggezza perché germoglia a primavera inoltrata, quando le gelate tardive sono passate, per questo era sacro a Dionisio e Pan due divinità della fauna dall’aspetto spaventoso, in quanto erano metà capra e metà uomo, ragion per cui i cristiani li hanno assimilati al diavolo.

Dionisio e Pan erano la continuazione greco-romana del culto di Cernunnos il dio della fertilità e delle mandrie, con le zampe da toro e le corna da cervo, si trattava di una divinità originaria della Tracia e portato in Europa dai Celti.

Pertanto sicuramente Malgesso deve il suo toponimo alla presenza di un gelso sacro a una delle divinità sopra citate, ma maledetto dai cristiani.

Il fatto che i laghi di Biandronno Varese e Comabbio siano comunicanti tra loro ha originato il nome del vicino lago di Monate, un idronomo dove spicca la radice “mono”, = “solo”, a indicare l’indipendenza di questo bacino dagli altri tre, infatti il Monate, alimentato da sorgenti sotterranee, è circondato da una corona collinare che si apre solo in direzione del lago Maggiore, dove scorre l’alveo del suo emissario.

Il punto collinare che divide il Monate dal lago di Varese, è chiamato Moncucco, “Moncűc” in dialetto, un toponimo che sa di dispregiativo verso un luogo sacro ariano.

      Il toponimo Travedona ha un prefisso che indica la posizione della collina che divide i due laghi, mentre la radice del toponimo è un riferimento alla religione veda, quindi indicherebbe un “luogo sacro tra i due laghi”, pertanto si può pensare che per i cristiani il Moncűc fosse il soprannome dato a una collina sulla cima della quale un druido salutava il sorgere e il tramontare del sole, indicandolo con disprezzo come un cucù, da: cui: Moncucco, monte del Cucù.

Il lago di Comabbio prende il nome dalla forma della sponda occidentale, la cui prominenza verso il centro del lago raffigura un seno, “kuma”, in celtico, mentre “kuca” è la radice indoeuropea, che ha originato anche un verbo molto usato dai “latin lover”, ma anche un sostantivo che indica una persona ingenua, “cucù”, forse connessa a un lattante.

All’interno di questo seno figurato c’è la località di Comabbio, mentre più a sud, sopra a una collina troviamo Mercallo dei Sassi, un toponimo originato dall’indoeuropeo “Mer”, distesa d’acqua, e dalla corruzione per difetto di pronuncia del dialettale settentrionale e francese: “col”, = “colle”, quindi “Colle sull’Acqua”, mentre “Sassi” si riferisce alle numerose pietre erratiche, che al termine dell’era glaciale si sono depositate sulle rive del lago.

Il toponimo della vicina Ternate, “Ternà”, in dialetto, è originato dal fatto che il suo territorio è circondato da tre da tre laghi, Varese, Monate e Comabbio.

Naturalmente nel territorio si sono avuti numerosi ritrovamenti di reperti preistorici, tra i quali numerosi coltellini in selce.

Situato a piedi della collina di Casale Litta, tra Bodio Lomnago e la palude Brabbia, c’è Inarzo, un toponimo che molti vorrebbero originato da “arso”, ma siamo in un territorio solcato da molti torrenti che scendono dalla collina, quindi è difficile che possa essere soggetto a frequenti incendi, anche se si sostiene che le fiamme divamperebbero dalla palude, nella quale è presente uno strato di torba molto spesso, ma il toponimo potrebbe essere una corruzione di “Ardo” da mettere in relazione ai fuochi celebrativi della festa di Beltaine.

Ma la palude situata di fianco a una collina mi fa pensare a un luogo ideale da fortificare, infatti il dialettale “Inarz è comparabile con il latino “arx”, = “rocca”, fuso con la preposizione “in”, che sostituisce l’articolo “la”, quindi: “La Rocca”; da considerare anche l’indoeuropeo “Hard”, sinonimo di duro ma anche forte.

Da considerare anche l’ipotesi Indra il dio vedico della guerra, per cui Inarzo avrebbe avuto il significato di Rocca di Indra.

Da citare anche la località di “Arzo”, con l’omonimo “Poncione d’Arzo” situati sulle falde del monte San Giorgio, nel comune di Mendrisio, ed un'altra Arzo ancora nel comune di Morbegno, situata ad oltre settecento metri di quota anche questi toponimi italianizzati con l’aggiunta di una o sembrano riferirsi anche a una roccaforte pre romana.

Su un altipiano della stessa collina dove sorge Inarzo, è situata Bernate, un toponimo il cui prefisso richiama il celtico sorgente, in effetti i torrenti che scendono ad Inarzo provengono da questa zona, addirittura salendo ancora più in alto, la strada anche se asfaltata è perennemente attraversata da ruscelli che sorgono proprio sotto l’asfalto.

Si può considerare anche l’anglosassone bear con riferimento ad Artios, l’orsa che domina la frana e l’alluvione.

A Bernate è presente una fattoria chiamata del “Pasquèe”, ma al momento non sono in grado di precisare una relazione con un luogo sacro, ma è palese che si trattava di un luogo appartenente al demanio pubblico.

Salendo verso l’alto s’incontra un altro pianoro, il quale a sua volta è dominato dall’erta finale, dove sono situati Casale Litta e la località Tordera.

Il toponimo Casale Litta prende il nome della famiglia milanese, mentre prima del suo acquisto era chiamato Cassate, un'altra corruzione di Cassano, invece la località Tordera è il punto più alto della collina, 415 m slm, dalla quale si domina tutto il territorio circostante per 360°, ed è caratterizzata dalla presenza di tracce di una imponente struttura fortificata, il che sembra proporre l’ipotesi di Inarzo come nome primitivo della città posta sulla cima.

            Da aggiungere che il toponimo Tordera ha il suffisso in “era”, quindi è da supporre che in epoca pre romana fosse sacra a una divinità della terra.

            Da ciò possiamo supporre che la città sia sorta alla fine dell’età del bronzo quando le pacifiche popolazioni delle palafitte si sono trasferite sulle alture costruendo città fortificate.

            La causa di questo andrebbe ricercata in una crisi climatica, che avrebbe provocato un abbassamento della temperatura, con conseguente riduzione ei beni offerti alla natura, e quindi sarebbe stata la causa di una forte conflittualità tra i clan.    

Ma anche dall’arrivo di altre popolazioni caucasiche causato da una grave carestia che colpì l’Anatolia nello stesso periodo, attestata da documenti egiziani, la quale portò alla fine dell’impero ittita e alla migrazione di molta gente verso il nord Europa.

Un'altra attestazione di questo fenomeno migratorio è l’arrivo sulle Alpi della cultura del ferro i cui segreti erano detenuti dagli ittiti, e del culto di Kephisos (Cepino) una divinità anatolica delle sorgenti.

In epoca latina doveva essere molto importante la frazione Villadosia, in quanto nella tradizione romana il toponimo Villa faceva riferimento a una casa di campagna, ma spesso veniva usato anche per indicare un Castra Pretoria come nel caso della Villa di Cassano Magnago o di Villaguardia in provincia di Como.

L’importanza di questa villa mi viene suggerita dalla radice dosia, derivante dal latino “Dosis”, con il significato di: “che dà”, quindi il toponimo faceva a un luogo i frutti della terra venivano divisi, come ad esempio il salario dei militari, che venivano pagati con dosi giornaliere di cereali, il che con “dosis”, mi fa supporre la presenza di un centro amministrativo.

Infatti bisogna considerare anche la vicina San Pancrazio, posta sopra a un’altura che domina Villadosia, e visto la posizione dominante del paese, si può supporre l’antica esistenza di un tempio vedico nel quale venivano conferiti i frutti della terra, che poi venivano ridistribuiti alla popolazione secondo le regole canoniche del culto.

Da ciò possiamo supporre che il toponimo cristiano sia sicuramente la continuazione del nome vedico della località, infatti l’origine del nome sarebbe il greco Pankratios il quale contiene la radice “Kratios”, sinonimo di potere, il che mi fa supporre che Pankratios, nella tradizione vedica fosse il sacerdote che divideva tra il popolo i frutti della terra.

Di conseguenza Villadosia sarebbe stata la continuazione romana delle usanze vediche, e fondata come Castra Pretoria, per la raccolta dei cereali da spedire alle legioni nel nord Europa, in quanto ai piedi della collina di San Pancrazio transitava un sentiero che seguendo il corso del torrente Strona, scendeva fino a raggiungere Porto della Torre in riva al fiume Ticino, dove i cereali prodotti nel territorio venivano imbarcati.

Pertanto si trattava di una importante strada di comunicazione che collegava Varese e il Canton Ticino con il fiume Ticino e conseguentemente con i porti liguri, ciò dà un senso anche al toponimo “Porto della Torre”, luogo dove i traffici abbandonavano il fiume per proseguire via terra; Pertanto considerando l’importanza commerciale del sentiero, era indispensabile che lungo il suo percorso fossero dislocati dei Castra Pretoria per proteggere i mercanti, come sarebbe nel caso di Villadosia.

       La collina sulla quale sorge Casale litta, è divisa dal monte Asei sul quale sorge Caidate 420 m slm, da un vasto altipiano paludoso, le cui acque alimentano la Strona, un affluente del Ticino, e altri torrenti che scendono nel lago, e non a caso, al centro di questo territorio troviamo Mornago, il cui toponimo è originato dall'indoeuropeo "Mornera", che come abbiamo già detto era sinonimo di palude, infatti il nome è originato dall'indoeuropeo "Mor", che significava: distesa d'acqua, al quale è stato aggiunto il greco "era", sinonimo di terra, quindi il toponimo indica una "terra ricoperta d’acqua.

      Non a caso il suo nome antico era Morenago (Morenag), da considerare anche il ligure primitivo "Morenach", sinonimo composto da deposito alluvionale e lago.

Percorrendo l'attuale strada provinciale in direzione di Crosio e Azzate, s'incontra una chiesetta dedicata alla Madonna del buon viaggio, costruita sopra a una sorgente, sicuramente si tratta della continuazione di una tradizione più antica, in quanto la vicinanza dei resti di una torre romana ci rimanda la memoria di un "Castra Praetoria", che si occupava della sicurezza dei viandanti che percorrevano la strada che allora transitava tra la sorgente e la vicina località di Crosio.

       Crosio è un toponimo originato dal gallico "Cross", sinonimo di attraversare, da cui il dialettale "Crus", croce o "incrusa", sinonimo di incrocia, e Cross significava anche attraversare le paludi e la grande foresta che allora ricopriva le morene.

      Che il luogo fosse frequentato dai romani è testimoniato anche dalla "Cascina Sarticcio", situata proprio tra la sorgente e Crosio, il nucleo primitivo del complesso rurale attraverso il posizionamento preciso e ordinato delle pietre, mostra chiaramente di essere una costruzione romana, ed anche il toponimo sembra derivare dal nome della gens "Satrius", la cui presenza oltre che a Roma è attestata in Lomellina e nel Veneto.

Un'altra famiglia romana che potrebbe aver risieduto nel territorio è la gens "Satrienus", due componenti di questa famiglia appartenevano alla XI legione arruolata da Giulio Cesare nella provincia insubre, quindi mi sembra abbastanza plausibile la presenza di queste famiglie nel nostro territorio.

     Da ricordare che la vicina Crugnola era una colonia romana, dalla quale le famiglie romane che vi risiedevano avrebbero potuto allargare i loro possedimenti.

La presenza di questa colonia sarebbe dovuta alla bonifica della palude, il che avrebbe permesso ai romani di ricavare terre da assegnare ai veterani delle legioni.

     E da Crugnola proveniva la strada romana che dopo aver attraversato la piana di Montonate giungeva alla Cascina Sarticcio.

                Montonate” Muntanè" in dialetto un toponimo che potrebbe essere originato dal fatto di essere collocato ai piedi del monte Asei, una collina sulla quale si estende il territorio di Sumirago, ma non si può escludere la presenza dei liguri Montunates.

A Montonate oltre alla torre romana e le tracce di una cappella antica si sono ritrovati dei massi erratici con incise coppelle votive risalenti a civiltà primitive.

       Ma quel che resta del "Bosco Grande del Sarticcio", situato proprio attorno alla sorgente della Madonna del Buon Viaggio, mette in dubbio l'origine del toponimo Sarticcio, infatti il toponimo "Saltrio” oltre a Sarticcio mi ricorda il latino "saltus", sinonimo di bosco e il Greco "Satiro", divinità minore dei boschi, mezzo uomo e mezzo animale personificazione della virilità, della fertilità e della forza vitale della natura, compagno di Dionisio e Pan. 

      Per i romani era il dio Fauno, il quale proteggeva le greggi dai lupi, e in suo onore a febbraio si celebravano i Lupercali, una cerimonia della purificazione, che corrispondeva: al "Imbolc", dei celti e alla "Candelora", dei cristiani. 

Azzate, è situata su un altipiano che si affaccia sul lago di Varese, ha un toponimo fortemente corrotto, infatti vista la posizione elevata del paese si può pensare a un antico “Alt”, o “Valt”, cioè “Alto”, o “alzato”, da considerare anche il dialettale “Svalzaa”, sinonimo di “Sollevato poi corrotto in “Azaa”, anche questa località come Inarzo sarebbe sorta quando i terramaricoli hanno abbandonato le palafitte per mettersi al sicuro nelle fortificazioni.

 L’origine vedica del villaggio è testimoniata anche dalla presenza di una strada, che dal centro storico scende fin sulla riva del lago, chiamata via Maccana.

Si tratta di un palese riferimento al mocco, l’animale totemico di Varuna, e in seguito Lug.

Da aggiungere che via Maccana si inoltra in una foresta chiamata Alnete, una provabile forma plurale del latino alnus, vale a dire ontano, albero sacro a Bran il dio della resurrezione dei guerrieri, ma trovandosi in riva al lago, poteva anche essere un bosco sacro alla Morrigan la regina della palude, la quale nella funzione di Dea Madre, si accoppiava con Lug che simbolicamente la raggiungeva seguendo la via Maccana, cioè la strada del Mocco.

A conferma della sacralità arcaica del bosco troviamo un antico santuario dedicato alla “Madonnina del Lago”.

La leggenda sulla fondazione del santuario, racconta di un nobile cavaliere di passaggio, il quale attraversò il lago ghiacciato e ricoperto di neve, senza sapere il rischio che correva, venuto a conoscenza del pericolo corso, in segno di riconoscenza verso la misericordia divina, fece costruire il santuario dedicandolo alla Madonna, la madre divina e protettrice dei cristiani.

Questa leggenda ripropone il tema di “Epona”, la matrona che compie la magia di far galleggiare le cose, ed è anche protettrice di cavalli e cavalieri, quindi si può parlare di una tradizione celtica che i cristiani hanno adattato alla loro cultura, siccome Epona è stata poi adottata anche dai romani, si può presumere che l’attuale Santuario sia stato preceduto da un tempio romano.

Ma soprattutto ci riporta al toponimo Schiranna che come abbiamo già visto nel capitolo Varese esisteva una barca o slitta che permetteva di scivolare sul ghiaccio.

Il toponimo della frazione Erbamolle, situata ai piedi dell’altura di Brunello prende il nome dal ligure “moja”, sinonimo di bagnata o sorgente, a causa dall’acqua piovana che scende dalla collina rendendo il prato molle e fangoso.

Azzate è divisa da Galliate Lombardo dalla val Bossa, un toponimo la cui origine viene attribuita alla famiglia Bossi, feudataria del luogo, si tratta di una valle che scende dalla piana di Vegonno fino in riva al lago, un altipiano anticamente ricoperto da paludi, e ancora oggi la parte non antropizzata mantiene questa caratteristica, quindi è plausibile il fatto che in epoche remote, la valle era percorsa da un fiume che immetteva nel lago di Varese le acque della palude.

Trovo molto significativo il fatto che anche la valle percorsa dal fiume Bardello, emissario del lago di Varese, si chiama Bossa, come se anticamente il lago e i due fiumi fossero considerati un’unica cosa.

Infatti il nome primitivo della valle era Bodia, un toponimo che ci riporta alla vicina Bodio e quindi alle stesse supposizioni, già fatte, ma il nome Bossa potrebbe non essere in relazione alla famiglia Bossi, ma al celtico “Bos”, sinonimo di re o dio, perciò come suggerisce l’idronomo Bardello i due fiumi e le valli omonime sarebbero stati sacri a Bormanus il dio delle acque, il quale aveva sostituito Varuna come signore delle acque.

Bodio a sua volta avrebbe potuto essere un nome primitivo del lago, senza dimenticare che in assenza di un nome latino o prelatino attestato, dobbiamo considerare certo che durante l’età del rame il lago era sacro a Varuna e quindi portava il suo nome, da ciò è derivata l’attuale denominazione di; “Lago di Varese”.

Buguggiate è un toponimo che ”nella forma dialettale “Bűgűgià” contiene la radice “gűgia” = “ago”, quindi potrebbe essere originato dall’italico antico “aguglia” = “punta” “ago”, che ha originato anche “Apulia” il nome antico  della Puglia, quindi il riferimento sarebbe alla punta del lago di Varese che è dominata dall’alto proprio da Buguggiate; ma il sanscrito “buddhah” = “illuminato”, propone un tema molto affascinante, in quanto se a buddhah, aggiungiamo come suffisso il sanscrito “Scià” sinonimo di re, si potrebbe ipotizzare anche un sanscrito “buddhah-scià”, = “re illuminato” poi corrotto   nel  ligure  “Bűgűgià”, il riferimento sarebbe dovuto a un luogo sacro al dio sole.

Buguggiate è divisa i quattro rioni, Centro Storico, Sardegna, Bergora e Montalbo, i quali dicono molto sulle origini liguri di Buguggiate, Montalbo “Montalb”, in dialetto, sinonimo di Monte Alto, nel suffisso conserva l’aggettivo pre latino “alba” che per i celti indicava un luogo alto (Alpi), il rione Sardegna è un’altra testimonianza dell’esistenza di una tribù ligure chiamata “Sardi, mentre il toponimo Bergora sarebbe dovuto sicuramente alla presenza di una sorgente, infatti Bergora la troviamo nel punto più alto di Buguggiate, su un altipiano chiamato “Campi di Maggio”, che divide Buguggiate da Gazzada, quindi secondo la tradizione vedica era un luogo sacro al dio sole, dove al primo di maggio si celebrava il “Beltaine”, durante il quale si festeggiava l’anno nuovo e il ritorno della primavera, pertanto Bergora potrebbe essere una sorgente sacra a Bel, in oltre bisogna considerare la posizione dei Campi di Maggio, in quanto essendo collocati ai piedi della collina di Gazzada, la quale è situata sul lato est del lago di Varese, chi la guarda dalla sponda nord del lago e dalle alture prospicenti, può vedere il sole sorgere dai Campi di Maggio, quindi possiamo considerare che nella preistoria i Campi di Maggio fossero considerati: “La Casa del Sole”, quindi: la casa del “ Re che Illumina”, vale a dire: “ Bűgűgià” cioè Budda + Scià.

Servirebbe uno studio astronomico per stabile il punto di osservazione e la data precisa dell’allineamento.

          Sulla collina a sud est del lago di Varese, la più alta fra le colline che gli fanno da corona è situato il comune di Gazzada Schianno, due località da sempre accumunate nella storia, etimologicamente per il nome di  Gazzada si può pensare che sia originato dal greco “gaza”, = “moneta”, continuato nel latino nella forma di “tesoro”, quindi come nella vicina Ghiringhello: un tesoro nascosto, ciò sembra confermato anche dallo stemma dei nobili “Da Gazzada” (codice Trivulziano 1390) nel quale appare una quercia dalle ghiande dorate, sradicata e cimata da una gazza, la quale tiene nel becco una ghianda d’oro di rovere, un palese riferimento a un tesoro (gaza in greco) ligure, nascosto sotto a una quercia e ritrovato dai cristiani, o forse rubato dal capostipite dei Da Gazzada, è noto che la gazza è un volatile attratto da oggetti luccicanti, da cui il nome e la tradizione di ladra di oggetti d’oro.

            Se la stirpe dei nobili Da Gazzada fosse stata la prima casata cristiana ad insediarsi sulla collina più alta, il toponimo Schianno potrebbe indicare un villaggio abitato da servi o schiavi ariani, al servizio dei cristiani, signori del luogo.

In particolare, il toponimo dialettale “Sc’iàn”, ripulito dalle corruzioni prodotte dall’intelligence clericale, nella lingua dei celti si potrebbe tradurre in “Sciàa” pronunciato all’inglese Sciǽ., derivato dal persiano Scià, ad indicare la presenza di un centro spirituale sacro a una divinità vedica.

 A Schianno c’è una via chiamata “strada per piana di Luco”, la quale si congiunge alla statale Milano Varese, nei pressi di un antico convento situato ai margini di un breve tratto in pianura, lungo la salita che porta a Varese, oltre al toponimo “Luco” che indicherebbe un “bosco sacro”,  pur senza saper indicare il luogo è rimasto il ricordo di cerimonie religiose praticate dai celti in quel bosco, ma con ogni provabilità il vecchio convento corrisponde alla Piana di Luco.

Da citare un documento del 1436, dal quale risulta che tra i beni posseduti dal monastero delle Umiliate di San Martino Varese a Gazzada Schianno, mentre tra quelli di  Gazzada, i nomi dei fondi sono prevalentemente cristiani, a Schianno spiccano i toponimi ariani come “Margorasca”, un terreno paludoso nascosto, “Brigarolo”, “Brigarӧ”, in dialetto vale a dire: “Strada Alta”, “Lugurono”, “sacro a Lug”, in particolare “Cereda”, il quale contiene la radice gallica “reda”, sinonimo di “domatore, pertanto il toponimo potrebbe indicare un cerro sacro ad Epona matrona di cavalli e cavalieri, ma va considerato anche il gallico ker sinonimo di paese.

Altra località dal toponimo interessante e diffuso è Oltrona, con la frazione di Oltrona al lago, finora si è pensato che fosse un nome di origine etrusca, il quale indicava una torre, ma considerando il dialetto lombardo abbiamo il verbo “trona” = “tuona,  il che mi fa pensare alla piemontese valle “Antrona”, toponimo che secondo alcuni  linguisti sarebbe la fusione tra l’articolo indicativo e il nome comune valle, in quanto alcuni ipotizzano che nella lingua dei celti la particella “an” era un articolo indicativo corrispondente al nostro “la”, quindi “an trona”, = “la valle”, lo stesso discorso si potrebbe fare con Oltrona, ma qui bisogna scoprire il significato della particella “ol”.

In realtà ad Oltrona non ci sono valli, anzi Oltrona è situata su un ampio deposito franoso che emerge dal lago ai piedi del Campo dei Fiori, quindi è da prendere in considerazione l’origine ligure della forma dialettale di trona, cioè tuona e pensare che con trona i liguri si riferissero al rumore della frana  mentre cade, con la particella “ol” un primitivo  articolo indicativo ancora in uso come “ol trona”, sinonimo di “al”, “ trona” con riferimento dialettale al temporale, ma anche “la trona” con riferimento leponzio ad “Artios”, l’orsa che domina la frana.

Lo stesso possiamo dire per la valle Antrona in provincia di Verbania Cusio Ossola la quale era sicuramente esposta ai rumori di una frana, che si è scaricata completamente nel 1642, andando a formare un laghetto.

In conclusione possiamo affermare che la radice “Trona” indicava il rumore delle frane, mentre le varie particelle “an” e  “ol” che la precedono, sono articoli indicativi dialettali o leponzi, con il significato di "la", che per difetto di pronuncia si sono fusi con la radice.

A conferma della mia ipotesi, la zampa di Artios si potrebbe trovare anche nel nome del fiume Strona, affluente del Ticino nel territorio di Somma Lombardo, infatti, questo fiume originato dalle paludi attorno a Mornago, dopo un tortuoso ma pianeggiante percorso   giunta nei pressi della scarpata che a Somma Lombardo si affaccia sul Ticino, il fiume si tuffa in una profonda valle che ha eroso nel corso dei millenni, e nella memoria dei vecchi sommesi è rimasto il ricordo delle rumorose e grandi frane, ancora di recente a sinistra della Strona si è verifica una frana gigantesca che ha trascinato nel fiume alcune ville situate sull’altipiano, se non è opera di Artios.

All'inizio della salita che porta a Varese c'è Gavirate, un toponimo il cui prefisso" Gavi" tra le varie località e nomi comuni in cui è presente mi sembra attendibile l'ipotesi "gavina", sinonimo di “Larus canus", uccello appartenente alla specie "lariformi", simile al gabbiano reale, ma più piccolo,  uccello invernale di doppio passo vive in stormi sui mari e sui laghi, ciò sembra confermato anche dal nome latino, il quale sarebbe anche la radice etimologica del vicino lago "Lario", da citare anche la Gave de Pau, fiume francese a carattere torrentizio che forma la cascata di Gavarnie, alta 421 m.

Continuando nella salita s’incontra Comerio, del quale si conosce il nome celtico: “Kunmaer”, ma non il significato, pertanto considerando che a Comerio c’è la confluenza del Ceppone nella Riana, due torrenti sacri a due divinità, possiamo comparare “Kunmaer”, al ligure “Kom bhero”, sinonimo di confluenza.

Infatti se il ligure Kom bhero fa riferimento a Bormanus il dio delle sorgenti e quindi indicherebbe le acque di due sorgenti che confluiscono in un unico fiume, in Kunmaer troviamo la radice “maer”, la quale sarebbe una provabile corruzione di “muir”, un aggettivo generico indoeuropeo, che indicava una distesa d’acqua.

Oppure, uscendo da Comerio in direzione Varese, s'incontra una parete rocciosa che si sporge sulla strada, costringendola a una curva, quindi si ripropone il tema “kam”, “curva” o “kom”, sinonimo di seno, infatti la parete il cui angolo est si sporge verso il lago è una vera e propria prominenza o balcone che figurativamente può suggerire l’immagine di un seno; da notare che la località posta alla base della prominenza è chiamata “Muro”.

Un’altra ipotesi è il ligure "corn", altro aggettivo per indicare una cima rocciosa, che potrebbe originare il nome di Comerio, caratteristici i numerosi "Piz Corn" delle Alpi Ticinesi e dell'Engadina, in oltre la parete fa parte di un altipiano roccioso che origina anche  il toponimo “Sas da Gavirà”, sas è un altro sostantivo che liguri e umbri usavano per indicare le montagne rocciose come per esempio “Sas Gros” (Sasso Grosso) per il monte Rosa, mentre il  Gran Sasso era chiamato anche “Monte Corno” e “Fiscellus Mons”, fiscellus sta per catena montuosa.

            Salendo ancora si arriva a Barasso, la cui etimologia ci porta al celtico "barro", = "cima boscosa" da ricordare il monte Barro, che si incontra sulla destra prima di arrivare a Lecco, un altro toponimo di origine celtica, "Lika" = "Pietra" in relazione alle montagne rocciose che la circondano.

            Dopo Barasso troviamo Luvinate, un’altra località denominata in onore del dio "Lug", infine arriviamo a Casciago “Casciag”, in dialetto situato sopra Masnago, per il quale possiamo pensare ancora al latino Cassiciacum e alla residenza di san Agostino, come ho già detto in precedenza, toponimo originato da Cassano, che con la radice ligure “lak”, indicherebbe una quercia nella palude o sopra di essa.

 

Rino Sommaruga         

 

Tratto da: “Gli Insubri a Cassano Magnago e nel Seprio”, Capitolo IX

Rino Sommaruga 2016

 

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