Nella pagina sono presenti contenuti che riguardano anche i comuni di Cairate, Castellanza, Gorla Maggiore, Gorla Minore, Olgiate Olona e Solbiate Olona

 

 

 

Fagnano Olona

 

 

 

Fagnano Olona è un toponimo che deve la sua origine al latino “fanum”, sinonimo di faggeto e quindi possiamo pensare a un bosco sacro, infatti: fanum è originato da “fagus” derivato dall’indoeuropeo phegos, sinonimo di faggio, albero sacro a Giove, attorno al quale i romani celebravano lo “Jupiter Fagutal”, (Giove dei Faggi), una festa che a Roma si teneva sull’Esquilino, in un faggeto sacro, per cui “fanum”, è diventato sinonimo di “tempio”, pertanto l’origine del toponimo “Fagnano”, come per il Faietto di Gallarate è dovuta alla presenza di un faggeto sacro.

La presenza di un santuario cristiano consacrato alla “Madonna della Selva”, risalente al 1400 d.C., mi fa pensare alla continuazione di un culto pagano legato a Silvano, il dio romano dei boschi.

Fagnano Olona è situata al limite est di un lungo asse stradale pianeggiante, che collegava la riva del Ticino con quella dell’Olona, attraversando quella che allora era chiamata la Selva Longa, un vasto territorio boschivo che si estendeva da Milano fino alle colline del Varesotto.

In un’epoca in cui attraversare le foreste era estremamente pericoloso, sia per la presenza di animali feroci che della banditaglia, le vie di comunicazione più battute erano lungo i fiumi, i quali oltre a garantire, il rifornimento di acqua per il bestiame, le loro rive erano popolate e quindi più sicure dell’attraversamento di una foresta.

In conseguenza delle difficoltà ambientali che i viandanti dovevano affrontare, quella che i romani chiamarono “Via Mediolanum-Verbannus”, inizialmente risaliva il fiume Olona e incrociava due vie trasversali che la collegavano con il Ticino, il primo incrocio era a Legnano da dove si diramavano due strade, la prima verso est, raggiungeva il territorio di Saronno e la Brianza, la seconda invece si dirigeva verso ovest e raggiungeva il Ticino.

Per raggiungere il Ticino attraverso questa via bisognava attraversare la Selva Longa e fare affidamento su un unico pozzo d’acqua situato a Lonate Pozzolo, località che prende il nome, proprio dalla presenza di un pozzo sacro alla dea lunare e della caccia Diana.

Queste due strade ancora oggi sono di importanza nazionale.

Il secondo incrocio invece, era situato a Fagnano Olona, dove iniziava una strada diretta verso il Ticino e il Verbano vero e proprio, la quale scorreva ai piedi delle colline, dove grazie ai torrenti come il Tenore, Il Rile e l’Arno il rifornimento idrico per il bestiame era garantito, in oltre si attraversavano centri abitati come Cardano Al Campo, Gallarate e Cassano Magnago, dove quella che oggi è nota come Cascina Villa, ed essere stata residenza dei Visconti, e in precedenza un convento, dove i monaci Cistercensi lavoravano la terra, sull’esempio di san Bernardo (al quale era consacrata la chiesa del sito) davano assistenza ai viandanti.

La cascina “Villa” non deve il suo nome a un ipotetico antico proprietario, ma al fatto che in epoca romana le case coloniche erano chiamate villa, e considerando che allora era completamente isolata da ogni centro abitato per almeno qualche chilometro, la Villa poteva solo far parte di un “Castra Praetoria”, che aveva il compito di garantire la sicurezza dei viaggiatori che transitavano sulla Mediolanum-Verbannus, che nel tratto Fagnano Malpensa si sovrapponeva con la “Novaria Comum”.

Purtroppo questo asse stradale che inizia proprio nel centro storico di Fagnano Olona, si interrompe proprio dopo aver oltrepassato la Cascina Villa, a causa della devastazione del territorio, causata dalla costruzione dell’autostrada, della ferrovia, di una caserma dell’aeronautica e della “Strada del Sempione” voluta da Napoleone, il quale ha sostituito il tratto rivierasco dell’Olona con un lungo rettilineo che dal XIX secolo a oggi attraversa la Selva Longa. (vedi capitolo Cassano Magnago)

Sempre dal centro storico di Fagnano Olona, inizia un altro asse stradale, che in pratica non è altro che la continuazione della Novaria Comum la quale dopo l’attraversamento della valle Olona è la risalita sul versante Opposto lungo la costa Giano (un altro toponimo di origine romana) si dirige a est in direzione di Mendrisio e Como. (vedi capitolo. (Gorla Maggiore).

In oltre, continuando a risalire il corso Dell’Olona si arrivava in Val Ganna, Val Ceresio val Morea le quali sfociavano nel Canton Ticino, da dove si aveva accesso ai Valichi alpini.

Pertanto possiamo affermare con certezza che in epoca romana, Fagnano Olona era un centro nodale di primaria importanza, tale da giustificare la fondazione di una cittadella fortificata, che ancora oggi si può identificare nel suo centro storico.

Al confine nord di Fagnano Olona è situata la frazione Bergoro, il cui nome antico “Borgaro, Bergaro, o Bergera” è dovuto alla presenza lungo la riva dell’Olona di una sorgente anticamente sacra al dio ligure delle sorgenti “Bormanus”, oggi conosciuta come la sorgente miracolosa di Manigunda, la mitica figlia di Teodolinda.

Etimologicamente il toponimo Borgaro è composto dal prefisso “Bor” che indica la divinità ligure delle sorgenti e dalla radice “gora”, sinonimo di sorgente.

Sulla riva del fiume sacro Olona, proprio di fronte alla sorgente di Manigunda, si celebrava “l’Imbolc” la festa della purificazione dei liguri, che coincideva con i Lupercali l’omonima celebrazione dei romani, e la candelora dei cristiani, e da lì partiva una processione, che seguendo una via sacra, chiamata della “Mezzanella”, raggiungeva numerosi centri spirituali del territorio fino a Gallarate e forse anche a Cardano al Campo.

L’asse stradale della Mezzanella è tuttora esistente in parte inglobato dallo sviluppo urbanistico, mentre conserva ancora il suo nome nel territorio di Cedrate, il quale è la continuazione della Mezzanella che attraversa Cassano Magnago, alla quale è stato cambiato in nome solo nella seconda metà del 900.

Del comune di Fagnano Olona fa parte anche la frazione Fornaci, un tempo appartenente al territorio di Bolladello.

Situata nei pressi di un guado sul Tenore, lungo la via romana “Mediolanum-Verbannus”, il ponte attuale mi fa presumere che sostituisca il guado primitivo, in quanto appare perfettamente in linea con l’asse stradale primitivo, mentre la strada provinciale devia leggermente verso sud scorrendo lungo la riva sinistra del Tenore, finendo quindi fuori asse rispetto al tronco che attraversa Cassano Magnago

Si può supporre che nel Medio Evo qualche potente abbia spostato la strada per congiungere le sue proprietà precedentemente divise dalla strada Romana.

Infatti è in quell’epoca che nascono le strade storte, a causa degli abusi dei potenti, i quali arrivavano anche ad appropriarsi delle terre di chi non aveva la forza per difenderle.

Dunque l’origine della località Fornaci è da attribuire alla presenza di una fornace romana, che sfruttava l’acqua del torrente per la produzione e il traffico stradale per il commercio e quindi disponeva di una capacità di autodifesa dal banditismo.

 Dalle fornaci parte un sentiero chiamato anche lui della Mezzanella il quale incrociando la Mezzanella che proviene da Bergoro, si dirige a Bolladello, distante tre chilometri.

 

 

 

Solbiate Olona

 

 

A Sud di Fagnano Olona, c’è Solbiate Olona (Sulbià), anche qui in mancanza di reperti archeologici e di tradizioni che possano indirizzarci possiamo pensare a un solco che scende verso il fondo valle, ma la frazione “Solbiello”,” Sulbiel”, in dialetto, mi porta a pensare all’ipotesi “Sole Bello”, attraverso il più espressivo dialettale “Su Bel”, quindi il toponimo Sulbià farebbe riferimento al sole con il suffisso “bià” che potrebbe avere vari significati.

 

 

Gorla Maggiore

 

     Considerando certa l’origine romana di Fagnano Olona, sul versante opposto della valle troviamo Gorla Maggiore e Gorla Minore due località che con ogni probabilità devono il loro nome alla presenza di sorgenti, quindi "gorgo", da sgorgare, ma bisogna considerare anche l'ipotesi di "Gola", originata dal pre latino "Gòra" infatti a Gorla Maggiore, dopo l'ampia spianata delle Balzarine la valle si restringe notevolmente, e un altro lieve restringimento lo troviamo nei pressi di Gorla Minore.

     Un toponimo giunto fino ai giorni nostri è quello della “Costa Giano”, si tratta della strada romana che scendendo dal centro storico di Fagnano, poi risale dal fondo valle presso Gorla Maggiore, il toponimo Costa Giano è un riferimento alla divinità bifronte romana “Giano”, protettore delle porte e dei passaggi, al quale era sicuramente dedicato un tempio, situato al termine della salita, dove oggi troviamo una chiesa cristiana di origine medioevale.

     L’esistenza di un tempio o luogo sacro a Giano, assieme al tempio a Silvano, il dio delle selve presente a Fagnano Olona, va messo in relazione con la protezione spirituale dei viandanti, che percorrevano una strada romana.

Ma la Costa Giano sembra non essere stata l'unica via che risaliva dal fondo valle, infatti proprio dove inizia il restringimento della valle, sul suo ciglio, di fronte al centro storico di Fagnano Olona, c'è l'antichissima chiesa di san Vitale, all'interno della quale durante i lavori di ampliamento fu ritrovata un'ara votiva dedicata a Giove.

     Evidentemente l'antico sentiero è caduto in disuso a causa dell'isolamento della località, che rendeva inutili i costi di manutenzione.

     Trovo curioso il toponimo Balzarine, in quanto potrebbe trattarsi di una composizione di "Balzo", (catalano bals), con il ligure "rino", sinonimo di torrente, quindi un luogo scosceso dove il fiume a causa del dislivello compie un salto.

Ma con balzo si può intendere anche l'estremo limite dell'orizzonte, dal quale appare il sole che sorge o tramonta, il quale sembra compiere un balzo di sopra della valle, quindi i due ciglioni della valle, essendo posti a est e a ovest, osservati dal basso potevano funzionare come punti di riferimento di un orologio astronomico, il quale poteva indicare l’inizio delle stagioni, ma anche il tempo di luce che rimanevano a chi lavorava nei campi.

Forse con Balzarine si voleva intendere anche un luogo, dove il sole compie un balzo sopra al fiume.

A ciò bisogna aggiungere che l'altipiano a est delle Balzarine è chiamato Belvedere, quindi il luogo dove si vede sorgere Bel, ed è posto proprio a ridosso della chiesa di san Vitale, quindi si può supporre che la Gorla pre romana era posta più a nord dell'abitato attuale.

 

Gorla Minore

 

 

     Gorla Minore è separata dalla sua frazione Prospiano da un lungo e antico rettilineo che inizia sul ciglio della valle Olona, proprio di fronte all’inizio della Mezzanella di Olgiate Olona, con il nome di via “Vallazza”, per poi dirigersi verso Cislago con il nome di via “Madonna della Pianta” raggiungendo appunto il Santuario della Madonna della Pianta, anticamente chiamato “Santa Maria in Arbore”, nel cui interno sono presenti affreschi del 400, la leggenda vuole che in quel luogo ci sia stata una apparizione della Madonna seduta su di un albero, ma dalla toponomastica appare evidente che in origine nel luogo si celebrasse il culto arino degli alberi.

     Il toponimo Prospiano sarebbe originato dal greco “pros”, sinonimo di: “davanti” o dal latino “pro” sinonimo di: “in difesa”, quindi “Proslanum”, oppure “Proplanum”, sinonimo di “prossimo al Piano”, questo nome è dovuto al fatto che come a Cairate, il borgo antico sorge su una striscia di terra che separa il ciglio della valle Olona dalla pianura vera e propria.

L’inizio di via Vallazza è separato dal ciglio della valle da antiche costruzioni, in ogni caso è in asse con l’attuale strada che proviene dal fondovalle, in cima alla quale troviamo la chiesa del XVI secolo consacrata ai santi Damiano e Celso, quindi è ipotizzabile una successiva deviazione causata dall’espansione urbanistica.

     Il Santuario della Madonna della Pianta e situato al margine ovest del Bosco del Rugareto, una foresta che si estende da Rescaldina, fino ai piedi delle colline dove incontra la pineta di Tradate, in pratica si tratta di quel che resta dell’antica foresta Cerrina, citata da Cesare Cantù, che anticamente assieme alla Selva Longa ricoprivano il territorio dell’alto milanese.

            In merito al toponimo Rescaldina bisogna segnalare la chiesa consacrata a San Giuseppe detta alla Pagana come la cascina nella quale è inglobata, e situata nella frazione chiamata Rescalda.

        Considerando che questa chiesa sorge ai margini attuali del bosco Rugareto dove passa una strada rettilinea, che collega la Nizzolina in valle Olona, con la valle del Seveso penso che la cascina Pagana sia stata una villa o una mansio romana, poi trasformata in grangia com’era abitudine dei frati cistercensi, attorno alla quale secondo la tradizione orale, in epoca medioevale si è originato prima il villaggio di Rescalda, e in seguito Rescaldina

 

 

 

Olgiate Olona

 

 

     La strada del Gerbone, che per migliaia di anni ha collegato Busto con Olgiate è stata interrotta all’inizio del XX secolo per costruire l’attuale cimitero, e successivamente la chiesa parrocchiale San Giovanni Bosco, dotata di un centro sportivo, la cui costruzione ha determinato la distruzione della cascina “Gerbone”, con il traffico stradale deviato sulle vie Piave (strada nuova) e Ombrone, un'altra strada antica, ma il suo asse si proietta ancora sul borgo più antico di Olgiate.

Sull’origine del toponimo Olgiate, mi sento di escludere i vari “Olca “, “Aucia”, “Augia”, e considerando la grande tradizione spirituale, che nella storia, vede Olgiate Olona come centro spirituale di grande importanza, propendo per il greco “òrgia”, originato dalla radice “loghia” sinonimo di: “oracolo divino”, che in celtico si traduce in “lőgia” la femmina del cinghiale semilanuto, sacra alle divinità ariane, che i druidi consideravano il tramite usato dagli dei per trasmettere le proprie volontà agli umani.

Prima della cristianizzazione, “òrgia” aveva il significato di “funzione religiosa”, fu in epoca cristiana che la chiesa nel condannare i riti ariani, in particolare quelli per Cernunnos, tramutò il significato di orgia “in rito satanico”, in quanto per cancellare il grande affetto dei contadini celti per il dio della fertilità, la chiesa come per alte divinità gli attribuì poteri diabolici.

Quindi possiamo pensare che Olgiate Olona fosse un centro spirituale importante, forse sede di un oracolo e non a caso, anche Olgiate Olona ha la sua strada della “Mezzanella, che anticamente era chiamata “Mezzanella di sotto”, oggi “Costazza Sant’Antonio”, (una variazione di Valascia) e dopo l’attraversamento della vecchia comunale per Solbiate Olona continua con il nome di “Mezzanella ai campi”, oggi via Sant’Antonio per poi diventare via XXIV maggio.

La mezzanella di sotto partiva dalla riva dell’Olona e risaliva la costa, fino al livello della strada comunale, in località “Moncucco”, (cucco o cucù era il soprannome affibbiato dai cristiani ai druidi che al mattino invocavano il sorgere del sole), situata alla periferia nord del paese dove oggi … guarda caso, troviamo una chiesa consacrata a sant’Antonio, e un antico convento di Carmelitani, sulla riva dell’Olona non ci sono tracce di sorgenti però come vedremo più avanti la sorgente dell’Olona era sacra alla “Grande Dea Madre”, pertanto, come ancora oggi in India, il “Godavari”, il “Indravati”, e il “Gange” sono fiumi sacri per l’induismo, l’evoluzione indiana dell’antica religione “Veda”, lo stesso possiamo dire delle acque dell’Olona per i nostri antenati.

     La Mezzanella prosegue in direzione ovest fino ad essere interrotta dall’autostrada, mentre nel suo corso incrocia via Belvedere, ogni villaggio ariano aveva il suo Belvedere e Olgiate non è stato da meno, anche se oggi la via è una strada circondata da abitazioni recenti, ma il piccolo parco che la circonda sembra la continuazione di un antico luogo di convegno pubblico, via Belvedere è situata sul ciglio di un ronco che corre parallelo alla valle Olona, quindi il luogo più alto del paese, rivolto verso est, la posizione ideale per invocare il sorgere del Sole e Madre Matuta; in ogni caso Belvedere e Moncucco erano un unico centro spirituale.

 

 

 

 

Castellanza

 

 

 

Castellanza nasce dalla fusione di tre villaggi, Sponzano, Cogorezio, e Castegnate.

Questi toponimi sembrano di origine retica, in particolare farebbero riferimento ad alcuni villaggi facenti parte dell’ex comune di Laverda oggi Salcedo, situati sull’altipiano di Asiago, terra dei liguri reti.

In particolare si cita la frazione di Cogo, che nei documenti antichi veniva spesso confusa in Cogole o Coghi, da ricordare anche la vicina Conco,

Cogorezio sarebbe la corruzione di Cogoretiò e indicherebbe la Cogo dei reti, e vi si potrebbe individuare una località sacra a Rethia Phora, infatti l’unica radice etimologica che potrebbe avere un’attinenza con il toponimo Cogo è il greco “lògos”, sinonimo di parola o discorso, quindi Cogo poteva indicare un oracolo della dea dei passaggi.

La stessa origine si può attribuire al toponimo della ligure Cogoleto, la quale in un documento antico è citata come “Codoleto”, forse un errore per difetto di pronuncia.

Nella provincia di Vicenza è molto diffuso il cognome “Cogo”, attestato già nel XIV secolo a.C., quindi è evidente che questo cognome faccia riferimento a una famiglia antica di origine retica, provabilmente discendente di un sacerdote del culto di Rethia.

Da notare che in epoca romana, nei luoghi sopra citati, in particolare a Lusiana e Conco, si sarebbero insediati alcuni clan di cimbri, quindi è ipotizzabile che i reti, già romanizzati, abbiano preferito allontanarsi dal modo di vivere turbolento dei barbari appena arrivati.

Castegnate a sua volta sarebbe la continuazione del Castagnamoro Vicentino, mentre Sponzano sarebbe stato un villaggio di dubbia origine, il cui toponimo sembrerebbe originato dal latino “spongia”, sinonimo di spugna, il che ci porta a una similitudine con l’isola di Ponza.

Ma anticamente spongia era un aggettivo usato anche per indicare le cisterne dove si conservava l’acqua piovana, il che farebbe pensare anche a una “rongia”, nome lombardo di un canale artificiale o anche naturale che assorbe l’acqua dal fiume e la conduce altrove.

Considerando che siamo in riva a un fiume, non si può escludere il latino “Pons” sinonimo di ponte, o “pontonis” equivalente a un pontone per l’attracco delle zattere, un'altra alternativa potrebbe essere sponda.

Il toponimo Castellanza nasce dalla presenza in epoca romana di un “Castra Praetoria”, che sorvegliava il traffico sulla strada del Verbano e sulla via che da Oleggio porta a Saronno, le quali si incrociano proprio in quel luogo.

Anche a Castellanza è presente il culto di san Bernardo che si tramanda fin dal medio evo, quindi è da ritenere che anche a Castellanza, la fortificazione romana sia stata trasformata dai frati cistercensi, in una grangia e luogo di accoglienza per i viandanti.

 

 

 

Cairate

 

 

 

Il capoluogo Cairate è situato  su una striscia di terreno pianeggiante che divide il ciglio della valle Olona dall’altipiano vero e proprio quindi si può pensare al vecchio ciglio della valle eroso dallo scorrimento delle acque piovane, da cui il deposito di materiale pesante come le pietre, pertanto l’indoeuropeo “caer”, sinonimo di: “mucchio di pietre” mi sembra la radice che ha originato il toponimo Cairate.

Sulle origini celtiche di Cairate è testimone la via Bellingera la quale inizia sul ciglio del ronco che domina l’abitato, e si dirige verso l’antico monastero fondato da Teodolinda, situato a sua volta sul ciglio della valle.

All’inizio della via, provabile luogo di adorazione del sole, in quanto affacciata verso est, troviamo il cimitero e l’antica chiesa di san Martino, quindi possiamo pensare alla solita sovrapposizione longobarda del culto di un santo guerriero, sul sito sacro a una divinità vedica.

Ma sono valide anche altre ipotesi come il teonimo Caellus un dio del cielo prelatino, ed anche il rito romano del Caereris Mundus, che si celebrava alla fine di ottobre durante il quale si apriva la buca quadrata che collegava il mondo dei vivi con quello dei morti, per permettere a Proserpina di tornare dal marito Tellus il dio del regno dei morti

Sul versante opposto della valle Olona, sfiorata dal ponte moderno, troviamo la località detta Barlam, il cui prefisso “bar” mi fa pensare a una sorgente sacra a Bormanus, una divinità ligure delle sorgenti, il cui nome era corrotto anche in Barman e appunto Barlam.

La ripida strada che dal fondovalle raggiunge l’attuale agglomerato urbano, fa pensare a un antico luogo fortificato da dove si controllava il traffico lungo la valle.

Lungo i fianchi della valle Olona emerge una roccia sedimentaria non molto antica chiamata ceppo, la quale essendo impermeabile induce le acque di falda a scorrere su piani orizzontali fino a trovare strati di terreno permeabile o valli dove sgorgare, come il caso della vicina Lonate Ceppino, località che prende il nome proprio da una sorgente che sgorga tra lo strato di ceppo e il deposito alluvionale sovrapposto, quindi sorgente sul ceppo sacra alla dea lunare, dalla quale deriva, come per l’Olona, il toponimo Lonate, ma bisogna considerare anche il dio dei fiumi luvico “ Cephissus”, “Kephisos” in greco, adorato anche in Grecia, la cui adorazione è confermata anche dalla sorgente “Cepina” in alta Valtellina, dove nel comune di Val Di Sotto, ha sede lo stabilimento di una famosa azienda che imbottiglia l’acqua minerale dell’omonima sorgente “Cepina”, posta a oltre1800 m. di quota.

     Bolladello e Peveranza pur facendo parte del comune di Cairate sono praticamente allineate con Cassano Magnago ai piedi dell’altipiano delle Candie su una stretta striscia di terra, limitata a sud dal corso del Tenore, una zolla di terra come suggerisce il greco “bòlos” forse corrotto in “bola” da cui l’italianizzazione in Bollate “Bulà”, e il diminutivo “Buladel”, Bolladello, ciò sembra confermato anche dal ligure “Trigabolos”, citato da Polibio in “Le Storie”, nome di una antica località nei pressi di Ferrara, dove una biforcazione del Po oggi scomparsa, divideva la campagna in tre parti, quindi tre terre.

I due rami formati da quella biforcazione erano chiamati “Padoa” e “Olano”, il quale fu ostruito da qualche frana della riva, o dai depositi alluvionali di qualche piena.

     Oggi l’Olano rimane un canale chiamato Po di Volano, il quale raccoglie le acque delle risorgive portandole al mare.

Da sottolineare che l’idronomo Olano sembrerebbe il maschile di Olona, mentre Padoa sarebbe una corruzione di Padus poi divenuto “Po”.

        Che l’origine del toponimo Bolladello sia dovuta al greco “bolos” sembra confermato anche dai toponimi Gambolo e Zerbolo, due località del pavese situate in luoghi fortemente celtizzati, con la morfologia del territorio che sembra ricalcare quella di Trigabolos, vale a dire: con il fiume Terdoppio a dividere in due il territorio tra il fiume Ticino e l’Agogna, da cui deriva il toponimo del fiume Terra Doppia, forse il fiume fungeva anche da confine tra le terre di due tribù diverse.

Il nome primitivo di Gambolo era Gambolate (999 d.C.), forse già corrotto, poi latinizzato in Campus Latus, per cui avrebbe il significato di Campo Grande, oppure Recintato, o di Lato (al fiume).

Lo stesso possiamo dire di Zerbolo, chiamato Zerbolate nel medio evo, il quale dovrebbe significare Campo Gerbo o Gerbone, vale a dire un “bolos di terra arida.

Ma bisogna considerare che l’etimo “Bola” potrebbe anche indicare una pozza o un contenitore d’acqua da cui deriverebbe il lombardo “Bula” da cui il toponimo dialettale Buladel, che avrebbe potuto indicare una sorgente sacra a Bel, pertanto il toponimo originario poteva essere: “Bula d’ul Bel”, poi corrotto per difetto di pronuncia in Buladel passando per "Bulabel".

      Per bula o bola si intendono anche le bolle prodotte dal gorgoglio di una sorgente, inoltre da bula si origina il verbo lombardo “Bùi”, sinonimo di “Bolle” dal verbo “Bollire”, nulla a che vedere con il bollo o la bolla finora ipotizzati come origine del toponimo Bolladello.

L’ipotesi sorgente a sua volta sembra trovare conferma nella leggenda di san Calimero, vescovo di Milano, il quale fu condannato a morte, per essere un istigatore alle profanazioni dei luoghi di culto vedici, per cui sarebbe stato gettato in un pozzo sacro a Beleno, il dio solare dei liguri.

Ma giravano anche storie secondo le quali sarebbe stato sorpreso di notte all’interno di un cimitero ariano, mentre con i suoi seguaci profanava le tombe alla ricerca delle “Torque”, i preziosi collari d’oro che distinguevano i guerrieri, e quindi linciato direttamente sul posto.

    E II simbolo di Bolladello è proprio il santuario della Madonna di san Calimero, il primitivo luogo di culto dei cristiani di Bolladello, situato sopra a un’altura, nei pressi di una sorgente oggi prosciugata, ritenuta da molti come il luogo del martirio di Calimero.

      Da aggiungere che davanti alla chiesa di san Calimero passa l’antica strada delle Candie, che partiva da Gallarate e arrivava a Castel Seprio.

Da sottolineare che nella storiografia cristiana il verbo profanare è usato in termini eufemistici, in quanto lo scopo delle profanazioni era quello di rubare i tesori sacri conservati nei templi pagani; una pratica molto diffusa in Medio Oriente e introdotta in Italia da cristiani ed ebrei.

      A Bolladello di rilevanza storica c’è la piazza “Primo Maggio”, anticamente chiamata “Contrada dei Pellegrini”, nella quale confluiva l’antica “Via dei Pellegrini”, proveniente dalla “Strada della Mezzanella” che collegava i centri spirituali di cultura vedica, situati nella pianura gallaratese.

Nei pressi della contrada dei Pellegrini era presente un edificio militare romano, vicino al quale c’era una fornace, sui resti della quale è stata costruita l’attuale chiesa di san Ambrogio. 

     Tra l’altro, dalla Contrada dei Pellegrini, con l’attuale via Azzimonti, inizia la via Moncucca, un toponimo ancora in uso, con il quale i cristiani indicavano un monte sul quale viveva un gurù vedico, che all’alba invocava il sorgere del sole, e per questo chiamato con disprezzo “Cucù, infatti la via Moncucca è un sentiero che risale la collina e si congiunge con altri sentieri che provengono dai punti cardinali opposti, il luogo dell’incrocio è situato nei pressi della sorgente del torrente Pozzolo, un affluente del Rile, il cui nome presuppone l’antica esistenza di un pozzo sacro a Beleno.

Per il nome di Peveranza, la morfologia del suo territorio mi suggerisce il significato di: “Piede-Ansa”, o “Pieve-Anza” in quanto indica una striscia di terra ai piedi della collina, che fa da ansa separandola dal torrente Tenore che le gira intorno.

Benché si tratta di un piccolo borgo, di Peveranza sono rimasti numerosi toponimi antichi, come ad esempio il longobardo “Peperantzo”, che poi diventerà “Piverantum”, “Preveranza”, “Peveranzo”, “Penaranzio”, “Piperantio”.

Ma considerando l’affinità culturale dei celti con gli iberici non si può escludere la radice che ha originato lo spagnolo “rancho”, in quanto nel linguaggio primitivo rancho avrebbe indicato un “accampamento di pastori”, un indicativo che si presta anche per il territorio di Rancio Valcuvia, quindi è ipotizzabile che grazie alle acque del Tenore i pastori di Rovate e Carnago usassero quella striscia di terra come pascolo, un’ipotesi sostenuta anche dall’antico toponimo di origine longobarda: “Strada Pissavacca”, il quale dovrebbe essere una corruzione di “strada Passavacca”.

Tutto ciò coincide anche con l’ipotesi di un territorio dove si scendeva a fare fieno, dal verbo dialettale “ranzà”, vale a dire tagliare l’erba con la “rӓnza”, cioè la falce.

Il sinonimo dialettale di Rovate è “Ruà”, un altro toponimo italianizzato attraverso il latino “robur” originato dalla presenza di una quercia sacra, Rovate era sicuramente una delle 28 cittadelle fortificate sulla collina, dalla quale si dominava anche il pianoro che introduceva a Castel Seprio.

Bisogna però considerare che anche il dialettale Ruà, potrebbe derivare da "Röa", sinonimo dialettale di "ruota", ma sempre di origine ligure, pertanto si potrebbe fare un paragone con la città francese di Rouen, il cui nome primitivo era "Ratumacus", diventato "Rotomagus", in epoca romana.

Infatti la città di Rouen è al vertice di un’ampia ansa della Senna, la quale girando di 180 gradi disegna una grande semi ruota perfetta.

Lo stesso vale per Rovate, la quale essendo posta all'angolo sud est dell'altipiano varesotto, vede il torrente Tenore ruotarle attorno.

Da sottolineare che Ratumacus era la capitale dei veliocassi, il cui territorio confinava con quello dei potentissimi carnuti, indicati da Plinio il Vecchio tra i primi galli a giungere in Italia (in realtà erano liguri o iberi, quindi fondatori della vicina Carnago, pertanto è possibile che i veliocassi fossero loro alleati, e quindi abbiano fondato Rovate, dandole il nome della natia Ratumacus.

Bolladello e Peveranza nascondono toponimi che sembrano confermare le mie ipotesi; sulla Mezzanella e Mornera, incominciamo dalla località “Fornaci”, oggi facente parte del comune di Fagnano Olona, ma un tempo territorio di Bolladello, dalle fornaci parte un sentiero che facendosi strada tra i boschi e i campi arriva in centro a Bolladello, questo sentiero incrocia la strada della Mezzanella e nel suo tratto iniziale che parte dalle Fornaci è chiamato anche lui Strada della Mezzanella.

La situazione si confonde quando si entra nel territorio di Bolladello, in quanto secondo alcune mappe, nel territorio di Bolladello la strada della Mezzanella diventerebbe via dei Pellegrini, un toponimo che comunque si collega alle processioni spirituali verso i luoghi sacri ma per la segnaletica ufficiale oggi si chiama via Palermo, mentre Via dei Pellegrini sarebbe una strada parallela alla Mezzanella di Cassano, che partendo da via Palermo finisce a Cassano Magnago proprio a ridosso di una storica Cappelletta, che dà il nome al quartiere, forse uno dei Pasquirő, meta di antichi pellegrinaggi.

La cappella in questione pur essendo di costruzione non antica, ha un’origine che sfugge sia alla memoria dei cassanesi che dai documenti storici, ma sicuramente la Capeleta era un luogo sacro già in tempi antichi.

 L’asse stradale del sentiero che parte dalle Fornaci e arriva in centro a Bolladello, finisce per attraversare un stretto reticolo di sentieri di recente nomenclatura, tutti riportanti nomi di capoluoghi di provincia, quindi non capisco perché la strada più antica debba chiamarsi via Palermo, mentre una strada più recente diventerebbe via dei Pellegrini, è palese che gli urbanisti in assenza di informazioni precise, sono stati tratti in inganno dalla Cappelletta di Cassano.

Pertanto il sentiero che collega le Fornaci Con il centro di Bolladello (Contrada dei Pellegrini) era una via sacra legata alla tradizione ariana dell’Imbolc, alla quale si è sovrapposta la festa cristiana della Candelora.

A Bolladello è da citare anche via “Verghè, situata nei pressi del Tenore, quindi un provabile riferimento a un ontano sacro.

A Peveranza lungo il corso del tenore troviamo una via Mornera, quindi un'altra palude, seguita da via delle Gere, toponimo che si potrebbe comparare al greco: “gèranos”, sinonimo di: “gru”, volatile frequentatore delle “Mornere”.

Peveranza e Bolladello sono interessate anche dal passaggio di una strada antica pedecollinare, che iniziava a Gallarate e dopo essere transitata ai piedi della collina di Cassano Magnago dove prendeva il nome di Via delle Candie, sempre seguendo la collina raggiungeva la chiesetta di san Calimero a Bolladello e proseguiva in direzione di Peveranza, dove attraverso le attuali Via Montello e via Piro, giunta davanti alla chiesa parrocchiale si divideva, e a sinistra imboccava la salita che porta a Rovate, mentre ancora oggi girando attorno alla chiesa si imbocca un vicolo stretto che attraversa il centro storico fino a raggiungere il cimitero, per poi dirigersi in direzione della Castel Seprio primitiva.

 

 

Rino Sommaruga

 

          Fonti Bibliografiche

 

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  • Storia Della Provincia di Milano

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  • Storia Di Roma Dalla Sua Fondazione

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  • De Bello Gallico

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  • Tre Secoli Fa … A Cedrate

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  • Gallarate Nella Storia e nella Tradizione

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  • Sommario di Storia Bustese

    L. Belotti, L. Caldiroli R. Rogora, S. Ferrario

  • Alle Origini di Varese e del Suo Territorio

    Autori Vari

  • Somma Lombardo Da Borgo Antico a Città Moderna

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  • Vecchie Osterie Milanesi

    Luigi Medici

  • Dizionario Etimologico

    Vallardi

  • Enciclopedia

  • Treccani

  • Enciclopedia

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  • Dizionario Etimologico

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Tratto da: “Gli Insubri a Cassano Magnago e nel Seprio”

 

 

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